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Archeologia Industriale: Schio
archeologia industriale

Obiettivi gen.: Ricerca su alcuni aspetti della rivoluzione industriale nell'alto vicentino.

Obiettivo did.: Comprendere le trasformazioni culturali, economiche e sociali determinate dallo sviluppo degli opifici di Schio nell'800. All'incrocio delle vie Maraschin, Pasini, Baccarini, e Trento Trieste, è stato collocato il monumento ad Alessandro Rossi, eseguito dallo scultore Giulio Monteverde ed inaugurato nel 1902.

Di fronte vediamo la chiesa di S. Antonio abate, dell'architetto Antonio Caregaro Negrin, costruita nel punto di unione tra il borgo antico e il nuovo quartiere. Proseguendo per via Pasini fino al neociassico palazzo Fogazzaro di fronte notiamo palazzo Garbin, ora sede municipale. Dal sottoportico si passa in piazza dello Statuto, un tempo giardino interno del palazzo e dell'opificio Garbin. In piazza IV Novembre è stato eretto il monumento ai fratelli Pasini e in piazza A. Rossi, ai piedi del Duomo, definitivamente collocato il monumento al tessitore, detto anche l'"Omo", scolpito nel 1879 sempre da G. Monteverde scultore di fiducia di A. Rossi.

Risalendo via Pasubio si giunge al largo Fusinelle, dove si possono ammirare le acque spumeggianti della Roggia Maestra che sbocca dalla chiusa del Lanificio Conte.
Sulla stessa via sta l'Asilo d'infanzia, costruito nel 1872 da A. Caregaro Negrin, il primo degli edifici scolastici dedicati ai figli dei lavoratori del Lanificio Rossi.
Imponente si presenta il grande complesso della Fabbrica Alta fatta costruire da A. Rossi nel 1849 su quattro piani, con elegante facciata in stile neoclassico e rilievi decorativi.

Di fronte si apre il bel Giardino Jacquard con l'interessante Teatro Jacquard che ha sulla facciata una serie di medaglioni in terracotta, raffiguranti personaggi sclendesi dell'epoca. Sullo sfondo, verso il Castello, il campanile della chiesetta di S. Rocco.
Scendendo per via XX Settembre si incontra lo stabilimento Conte, fondato nel 1757 e sempre in attività produttiva. Attraversata via Maraschin e superato il Villino Rossi si entra nel Nuovo Quartiere, che conserva ancora la struttura originale con alcune vie dedicate ai Tessitori, Cardatori e Cimatori.
La visita alla "Nuova Schio" mette in evidenza i criteri costruttivi del progetto urbanistico che rispetta sempre la gerarchia della fabbrica nelle costruzioni riservate ai dirigenti, agli impiegati e agli operai.

NOTIZIE STORICHE

La posizione geografica ha certamente influito sulle scelte di vita degli abitanti della città di Schio, collocata all'imbocco della Val Leogra. La ricchezza delle acque che scendono dalle valli laterali per confluire nel torrente Leogra è stata determinante per lo sviluppo economico del territorio.
La prima canalizzazione delle acque del Leogra risale al XII secolo e fu opera di Umberto III dei Maltraversi, conte di Vicenza. Questo corso d'acqua, chiamato poi Roggia Maestra, ha fornito la forza motrice per lo sviluppo della borgata perchè sulle sue rive sono stati costruiti mulini per il grano, magli per i metalli e folli e tintorie per lavorare i panni di lana.

Gli abitanti di contrade e paesi sparsi lungo la valle e sui monti circostanti hanno sempre sofferto per la scarsità di risorse che la natura dei luoghi poteva dare. Ma Schio, sotto il profilo economico, ha sempre avuto stretti legami con i monti che la circondano. Infatti sul monte Summano, sul Novegno ma soprattutto sull'altopiano di Asiago è prosperato l'allevamento ovino, prezioso per la lavorazione della lana.
Nelle case contadine le donne hanno sempre filato e lavorato ai telai panni di ordinaria fattura per uso proprio e per provvedere alle necessità familiari. Gli statuti comunali del 1393 confermano che a Schio prosperava un attivo artigianato con numerosi esperti nella lavorazione della lana.

Nel 1404, con la dedizione di Vicenza alla repubblica veneziana, gli artigiani di Schio incontrarono molte difficoltà a causa delle limitazioni imposte dalla giuridizione vicentina. Tuttavia la filatura a domicilio ha continuato ad interessare tutti i paesi dell'area da Magrè, a Pieve, a Torrebelvicino, a Sant'Orso, a San Vito e a Marano.
Nel 1718 il patrizio veneziano Nicolò Tron, reduce dall'inghilterra, fonda a Schio un importante opificio, potendo contare su mano d'opera speciaiizzata. Nel 1755 i principali opifici di Schio dispongono già di numerosi telai e danno lavoro a più di 850 persone.

Nel primo decennio deli '800, superate le difficoltà derivate dalle vicende della conquista napoleonica, si passa dalla tradizionale organizzazione del lavoro a nuove forme di modernizzazione. Nel 1817 Francesco Rossi fonda la nuova Ditta. Si fa strada una mentalità industriale moderna che punta sulle tecnologie più avanzate, ha spirito di iniziativa e si ispira ai progressi fatti dalla rivoluzione industriale in Europa.
Da azienda a conduzione familiare la Ditta Rossi diventa società Anonima Lanificio Rossi. Alla morte del padre nel 1845 Alessandro Rossi ne assume la direzione effettiva.
Egli traccia un programma tecnico industriale per la cui realizzazione investe tutte le sue risorse e le sue energie. Schio diventa così il centro industriale più moderno del Veneto ed Alessandro Rossi da il via al progetto di costruire accanto alle fabbriche nuovi quartieri con abitazioni, asili, scuole e servizi ricreativi per i suoi lavoratori. Così è nata la nuova Schio.