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Primi ritrovamenti al cantiere di scavi archeologici alle Fratte di Fimon

Primi ritrovamenti al cantiere di scavi archeologi

Una punta di freccia in bronzo e chiare tracce della presenza di focolari: sono questi i primi risultati degli scavi archeologici in località Fratte, nei pressi del lago di Fimon ad Arcugnano, a riprova che l’uomo frequentava quest’area già dall’età del bronzo, nel secondo millennio a.C. Sono iniziati da qualche giorno i lavori di scavo che si inseriscono nel più ampio progetto di indagine archeologica negli abitati perilacustri delle Valli di Fimon (valore circa 150mila euro), promosso dalla Provincia di Vicenza in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e sostenuto dalla Regione Veneto (10mila euro), dal Comune di Arcugnano (30mila euro) e dalla Fondazione Cariverona (50mila euro).

Ad eseguirli è la Cooperativa Ara (Attività di Ricerca Archeologica) di Siena, sotto la stretta supervisione di due direttori scientifici: la dott.ssa Elodia Bianchin della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e il prof. Alberto Broglio, uno dei più grandi conoscitori dell’area per avervi già effettuato indagini 40 anni fa. “ Più di un anno fa –spiega l’assessore provinciale ai beni provinciali Paolo Pellizzari- abbiamo eseguito ampie indagini intorno al lago di Fimon e abbiamo individuato le Fratte come area su cui approfondire le ricerche perché probabilmente più ricca di stratificazioni antropiche, cioè di tracce della presenza dell’uomo, in una successione di insediamenti dal 2000 al 1000 a.C..”

E’ stata quindi recintata un’area di 300mq dove sono finora stati tolti 40-50 cm di terreno agricolo. E’ difficile fare una previsione su ciò che si troverà, specificano i tecnici di Ara, ma già si intravedono situazioni di frequentazione antropica come frammenti di ceramica, ossa combuste e terra bruciata a testimoniare la presenza di un focolare. E poi, come detto, una punta di freccia in bronzo ancora tagliente. Il professor Broglio non si sbilancia, ma spiega che i carotaggi fatti a 43 metri di profondità in collaborazione con il Centro Nazionale Ricerche hanno tracciato la storia della vegetazione di Fimon fino a 200.000 anni fa, confermandola come la più antica del versante meridionale delle Alpi.

Uno studio che ha anche messo in luce i movimenti del lago, i periodi di secca e i periodi in cui invece si estendeva per 4-5 km quadrati e che è stato possibile proprio grazie all’analisi della torba e del limo, dove sono state trovate tracce degli organismi che vivevano nel lago. I lavori continueranno per tutta l’estate e il cantiere rimarrà aperto anche in settembre “per dare la possibilità agli studenti vicentini –sottolinea Pellizzari- di venirlo a visitare e di vedere come funziona uno scavo archeologico”.

Nel corso dello scavo si procederà nella raccolta ordinata di tutto il materiale archeologico (manufatti in pietra, osso-corno, ceramica, ecc.), nonché dei resti paleobotanici (principalmente carboni e resti vegetali) e paleofaunistici (ossa animali anche di piccola taglia). “Crediamo nella valenza storica oltre che ambientale di quest’area –conclude il sindaco di Arcugnano Paolo Gozzi-

Nel 2011 si celebra il centenario della morte di Lioy, grande naturalista vicentino che ha dedicato a Fimon studi e ricerche, e questi scavi sono di certo il miglior modo per ricordarlo. Stiamo anche lavorando ad un progetto ampio, che interessa Austria e Slovenia, per la realizzazione di percorsi turistici che interessano insediamenti neolitici.”

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