
Nel terzo centenario della nascita del compositore, Il Suono dell’Olimpico rende omaggio all’arte di Giovanni Battista Pergolesi (Jesi, 1710 – Pozzuoli 1736) portando sulla scena del teatro palladiano il suo lavoro più rivoluzionario, il famosissimo intermezzo La Serva Padrona.
Lunedì 26 aprile, con inizio alle ore 21.00, si potrà assistere alla rappresentazione dell’opera, composta su libretto di Gennaro Antonio Federico, che narra le schermaglie amorose della volitiva servetta Serpina e del suo padrone, il vecchio Uberto. I due solo nel finale si riconosceranno sinceramente innamorati, portando la vicenda, dopo uno sviluppo comico dell’intreccio, ad un lieto fine.
L’Orchestra del Teatro Olimpico sarà diretta da Giancarlo De Lorenzo, suo direttore principale e direttore artistico del festival, ed eseguirà, tra i due tempi dell’opera, due concerti dello stesso Pergolesi: il Concerto per archi n° 5 in Mi b Maggiore, ed il Concerto per archi n° 1 in Sol Maggiore.
Commedia degli equivoci, e allo stesso tempo inno all’ingegno e alla grazia femminili, l’opera si presenta in una in veste musicale rivoluzionaria, per il tempo in cui fu composta, ancora molto godibile per il pubblico contemporaneo. Vero capolavoro, La Serva Padrona fu in grado di portare la forma dell’intermezzo da momento di rozza improvvisazione dei comici su caratteri convenzionali a forma musicale “colta”, grazie ad un tratteggiare preciso dei personaggi dal punto di vista psicologico, con un inedita attenzione ai valori espressivi e drammatici del testo. In un’epoca governata dall’opera seria, fatta di alternanze di arie e recitativi, il comico rimaneva relegato negli intermezzi tra un atto e l’altro dei drammi, quasi una seconda rappresentazione, di più modeste dimensioni e dalla trama differente, che cercava di alleggerire la tensione emotiva. Nasce entro queste convenzioni La Serva Padrona, come coppia di “Intermezzi in musica”, da eseguire tra gli atti dell’opera seria Il Prigionier Superbo, dello stesso Pergolesi. La qualità artistica di questa composizione, e del libretto su cui era basata, venne subito riconosciuta tanto che ebbe importanti echi in tutta Europa e grande fortuna, fino a far considerare “La Serva Padrona” come progenitrice dell’opera comica moderna.
La produzione vanta un cast d’eccezione, con Daniela Mazzucato nei panni di Serpina ed Eugenio Leggiadri-Gallani in quelli dei Uberto. Versatile interprete, con una carriera che vanta debutti in teatri di prim’ordine, Daniela Mazzucato ha debuttato diciannovenne al Teatro La Fenice di Venezia, come protagonista nel ruolo di Gilda (nel Rigoletto di Giuseppe Verdi) sotto la direzione di Carlo Franci, e al Teatro alla Scala di Milano (stagione ’73-’74) come Susanna ne Le nozze di Figaro di Mozart sotto la direzione di Claudio Abbado e per la regia di Otto Schenk. Artista poliedrica, il suo repertorio spazia dal barocco ai grandi ruoli di Mozart e Donizetti, dall'operetta di Offenbach, Johann Strauss e Lehar, fino all'opera contemporanea. Nelle ultime stagioni ha aggiunto al suo già vasto repertorio La Voix Humaine di Poulenc – Cocteau, Die Sieben Todsunden di Weill – Brecht e Trouble in Tahiti di Bernestein (Trieste, 2007 e 2008), è tornata a I Quattro Rusteghi di Wolf Ferrari a Tolosa (2008), teatro dove, su invito di Nicolas Joel, ha affrontato con successo il ruolo di Marcellina ne Le nozze di Figaro. Parallelamente si è misurata con il musical (Kiss me Kate di Porter al Regio di Torino) e con il teatro di prosa : L'Impresario delle Smirne di Goldoni in uno spettacolo di Davide Livermore per il Teatro Stabile di Torino.
A Vicenza, l’artista veneziana avrà un ulteriore debutto al Teatro Olimpico, dove non aveva mai interpretato un’opera sino ad ora.
Accanto a lei, il basso Eugenio Leggiadri-Gallani (Uberto). Dopo il debutto nel 1995 a Tarragona (Spagna), come Colline nella Bohème, ha interpretato diversi ruoli, da Sigismondo nell’operetta Al Cavallino Bianco, a Dulcamara nell’ Elisir d’amore, ad Alidoro nella Cenerentola di Rossini, fino a Blansac ne La scala di seta. Una carriera internazionale che l’ha portato in diversi teatri, nelle opere Carmen, Barbiere di Siviglia, Madama Butterfly, Trovatore. Invitato dal Mo Daniel Oren, ha cantano nella Cenerentola di Rossini al Teatro Verdi di Trieste, e in Trovatore per l’inaugurazione del Teatro Verdi di San Severo (Foggia), dove ha anche sostenuto il ruolo di Don Bartolo (Barbiere di Siviglia) con la regia di Michele Mirabella. Per il Teatro Lirico di Spoleto ha parteciapato alla produzione del Barbiere di Siviglia, con la regia di Pressburger, per i festeggiamenti del 60o anniversario della fondazione.
L’azione scenica di sviluppa grazie alla presenza di un altro personaggio, il servo Vespone, che viene reso con il mimo dal giovane Renzo Guddemi, formatosi ai laboratori della Bottega d’arte della Fondazione Teatro Goldoni di Livorno.
Debutto in Olimpico anche per il regista, il livornese Francesco Torrigiani, che si trova a confrontarsi con l’imponente proscenio palladiano, unicum e sempre interessante sfida per ogni regista. Artista che proviene da una formazione musicale, come strumentista, per poi passare al teatro, Torrigiani immagina che le schermaglie della coppia che lui definisce “borghese” (proprio in virtù dell’incontro tra ceti sociali diversi) debbano svolgersi in uno spazio non connotato, quasi fluttuante dentro la cornice del Teatro Olimpico, optando così per una scenografia che cerca idealmente di scomparire, lasciando intonsa l’immagine perfetta dell’Olimpico.
Gli elementi di attrezzeria sono dunque essenziali, oggetti che diventano trasparenti e che, come cifra del regista, sono nostri contemporanei e parlano del tempo della rappresentazione, in contrasto con i personaggi, perfettamente caratterizzanti lo stile coevo del compositore: abiti settecenteschi (di Low Costrume e Pompei 2000) e parrucche (di Audello Mario) per gli attori che si muovono tra oggetti del nostro tempo. Questo espediente comunica con immediatezza l’attualità dell’opera di Pergolesi, la quale mette in scena una coppia con forti disparità (di età, di ceto, di carattere) che fa ricordare i litigi di altri amanti, di epoca moderna, sia letterari che reali.
Serpina e Uberto vivono però un amore reciproco reale, che va ben oltre il desiderio di rivalsa sociale (per lei) o di opportunità (per lui). Un legame che essi nascondono a se stessi, prima di tutto, e all’altro. Quando nel finale si sciolgono i dubbi e i due si riconoscono innamorati, si entra in una magia e in una tenerezza che ricorda i mozartiani Papageno e Papagena, più che le rivendicazioni sociali di Mirandolina, definendo un’unione che è prima sentimentale e solo secondariamente formale. Il pubblico non si trova più di fronte ai due cliché del vecchio e della servetta ma coglie tutta la dolcezza degli amanti, impegnati unicamente a vincere le rispettive ritrosie sentimentali.
INFO E BIGLIETTI
Biglietteria del Teatro Comunale (tel. 0444 324442 - fax: 0444.236336 email [email protected]. Orari: dal martedì al venerdì dalle 15.00 alle 19.00; il sabato dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00);
on-line al sito www.greenticket.it (pagamento solo con carta di credito)
Sportelli della Banca Popolare di Vicenza e Call center telefonico 899 500 055 (dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.30 alle 18.30 (costo della telefonata 0,80 euro al minuto).
Botteghino del Teatro Olimpico la sera del concerto, a partire dalle ore 18.30
Prezzi ( comprensivi dei diritti di prevendita): intero 26,00€ - ridotto 19,00€ (fino ai 25 anni e over 60)
Speciale “Amici OTO”: 17,00 €