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Le ceramiche vicentine

27 novembre 2005

Sabato 10 settembre, alle 17.30, al Museo Civico della Ceramica di Nove si inaugura la sezione locale della mostra "Le ceramiche vicentine: manifatture, artisti, decoratori e modellatori dal 1930 al 1980". La rassegna, che proseguirà sino al 27 novembre, rappresenta il primo dei due percorsi espositivi ideati dalla curatrice Katia Brugnolo, conservatrice del museo novese: il secondo prenderà avvio dal 24 settembre a Vicenza, al Salone degli Zavatteri, al pianoterra della Basilica Palladiana.

Sabato 10 settembre, alle 17.30, al Museo Civico della Ceramica di Nove si inaugura la sezione locale della mostra "Le ceramiche vicentine: manifatture, artisti, decoratori e modellatori dal 1930 al 1980".

La rassegna, che proseguirà sino al 27 novembre, rappresenta il primo dei due percorsi espositivi ideati dalla curatrice Katia Brugnolo, conservatrice del museo novese: il secondo prenderà avvio dal 24 settembre a Vicenza, al Salone degli Zavatteri, al pianoterra della Basilica Palladiana.

Al centro delle due esposizioni, che presentano complessivamente circa quattrocento pezzi, la figura dell'imprenditore vicentino Tarcisio Tosin e le produzioni della ditta "Ceramiche d'Arte La Freccia", da lui fondata. Tra gli oggetti esposti al Museo della ceramica (che con questo evento festeggia il decennale della sua istituzione) vi sono anche quelli premiati dalla Fiera di Vicenza tra il 1949 e il 1975 per le soluzioni di design o in rappresentanza di ditte locali. Ma ampio spazio è dato anche a opere che si innestano nella storia recente della città.
La più corposa sezione vicentina riguarderà invece una selezione delle ceramiche prodotte da "La Freccia", suddivise per temi. Le due esposizioni, che presentano pezzi provenienti prevalentemente da collezioni private, sono organizzate dai Comuni di Vicenza e di Nove, con il patrocinio della provincia di Vicenza, il sostegno di Associazione Artigiani, Camera di Commercio di Vicenza, Banca Popolare di Marostica e la collaborazione dell'associazione culturale "Kalamo".

La mostra di Nove è aperta dal martedì a sabato dalle 09.00 alle 12.30, e la domenica dalle 15.00 alle 19.00; biglietto unico di 2 euro, valido anche per la visita alla sezione vicentina. Informazioni allo 0424 829807; e-mail: [email protected].

La prima sezione del segmento ospitato al museo di Nove riguarda il periodo storico a ridosso della crisi americana del 1929, che vide la riduzione del personale nelle aziende e numerose fusioni tra società. Celebre il caso della storica fabbrica Antonibon che dopo alcuni passaggi di proprietà fu acquisita da Lodovico Barettoni di Schio nel 1911, e che da allora iniziò un brillante percorso legato alla produzione ordinaria, ma anche all'ospitalità di artisti che diedero lustro all'azienda, contribuendo al superamento della crisi economica. Nel dopoguerra l'impegno fu rivolto al rinnovamento di macchine e attrezzature, con l'introduzione negli anni '50 della tecnica del colaggio, simbolo della transizione dalla fabbricazione di tipo artigianale a quella più moderna industriale. A Nove in quegli anni, e nel ventennio successivo, sorsero numerose aziende: come scrisse Giovanni Petucco, si assistette al fenomeno della "gemmazione delle manifatture". Nella seconda sezione sono presenti opere di alcuni dei grandi artisti e designers che lasciarono un segno profondo nella storia della ceramica del territorio, acquisendo in molti casi fama a livello internazionale. Tra questi, oltre ad autori quali Enzo Mari e Arnaldo Pomodoro, va ricordato Andrea Parini, direttore della Scuola d'Arte di Nove dal 1942 al 1963, eccellente ceramista originario di Caltagirone che con il suo linguaggio vernacolare e bizzarro segnò un originale percorso espressivo, aggiornato sulle tendenze contemporanee, dalla Pop-Art all'Informale.

Infine la terza sezione è dedicata ai decoratori e modellatori della ceramica più importanti nel Vicentino. A Nove in particolare alla fine del secolo XIX prese avvio la "Scuola d'arte applicata all'argilla", istituto che, in sinergia con il settore produttivo locale, impegnò in qualità di docenti decoratori e modellatori di notevole abilità. I risultati di quelle stimolanti lezioni emergono nella eccezionale qualità che caratterizza le opere degli allievi, che si ritrovano tra i nomi proposti nella rassegna.