Cerca nel sito

Invia ad un amico
Livello del fiume Bacchiglione
e previsioni meteo di Vicenza
Cave e Miniere della Val Leogra

Obiettivo gen.: Riconoscere i luoghi dove l'industria estrattiva ha prosperato per secoli e approfondire il nuovo campo di ricerche interdisciplinari per lo studio del territorio.

Obiettivo did.: Osservazione, descrizione e raccolta di campioni di rocce e minerali. Ricostruzione storica dell'attività estrattiva ed esame delle condizioni di lavoro nelle miniere.

Da Schio si raggiunge in pullman Pievebelvicino. Si segue la via che corre tra le pendici del monte Castello e la Roggia Maestra, corso d'acqua scavato nel XII secolo da Umberto III dei Maltraversi, Conte di Vicenza, per controllare le acque del Leogra ed irrigare le campagne e che ha fornito forza motrice a tutte le attività artigianali e industriali cresciute lungo il corso. Giunti alla vecchia centrale idroelettrica, costruita sopra la roggia, le cui acque scendono ancora dalla chiusa con il fragore di una cascata, si sale per la via Castello, in Val dei Mercati.
Dopo un pò, sulla costa del monte a sinistra, si osserva l'imbocco di una galleria della vecchia miniera. Più avanti, in basso, si trova, la chiesetta di S. Rocco, costruita nel XVI secolo in occasione di un'epidemia di peste. Si sale attraverso il bosco fino ad una vecchia costruzione, che fu robusto torrione per controllare l'accesso al castello. All'interno si apre un pozzo profondo, pericoloso, che risale dalle gallerie della miniera.
In questo luogo sboccava anche un'altra galleria, ormai crollata, di mt 450, che univa la chiesa al castello. Seguendo il sentiero si può proseguire fino alla cima dove, sui resti del Castello, è stata eretta una croce.

NOTIZIE STORICHE

La ricerca dei minerali è sempre stato un lavoro importante anche nel passato, sia per il fascino particolare che esercita la scoperta stessa, sia per l'utile che ne può derivare dallo sfruttamento dei minerali trovati.
Quando si parla di cave ci si riferisce a giacimenti di materiali per costruzioni come marmi, pietre, ghiaia o sabbie. La miniera invece fa riferimento a giacimenti di materiali metalliferi utili e ricercati in tutti i tempi.
Il nostro itinerario percorre solo un tratto della zona più ampia dell'alto vicentino, molto sfruttata nel passato, specialmente ai tempi della repubblica veneziana e fino alla prima metà del nostro secolo.
Questa zona importante per la presenza di minerali metalliferi e per le testimonianze di archeologia industriale, ha come un punto di riferimento principale il monte Civillina e i crinali dei monti che a questo convergono insieme con le valli del Livergon, dei Mercanti e di Riolo, nel comune di Torrebelvicino. Molte gallerie delle miniere che si trovano lungo queste valli sono chiuse, altre sono aperte ma non agibili perchè da troppo tempo abbandonate.
Nei pressi di alcune sono ancora reperibili materiali di scarto tra i quali molti collezionisti cercano esemplari interessanti.

MINIERE POZZAN La prima si trova sulla strada che, dopo Pievebelvicino, superato il bivio di Riliaro, porta alla contrada Poiena, dove c'era una fioritura di pirite. La seconda fu aperta più in basso, in località "Monti d'oro". La costruzione crollata che si vede è stata fatta all'entrata della galleria che dal 1897 continuò a produrre fino a 1919.

VALLE DEI MERCANTI

Monte Castello: sulle pendici a ovest del monte già nel lontano passato si scavava in galleria. Dal 1925 al 1940 si continuarono ad estrarre galena e bienda cioè solfuri di piombo e zinco. La prima galleria all'interno ha una rimonta o pozzo verticale che esce all'aperto vicino all'entrata della cinta muraria del vecchio castello di Pieve. Una seconda galleria fu aperta più in basso, al livello della strada, e in essa fu scavato un pozzo profondo 84 metri. Poi ogni venti metri vennero continuati gli scavi in quattro livelli successivi. Scendendo verso il torrente Riliaro, nel terreno dietro la chiesetta di S. Rocchetto, si possono trovare ancora resti di "loppe" o residui provenienti dalla fusione dei metalli.

Più avanti, sempre sulle pendici del monte Triza si incontrano altre gallerie, attualmente chiuse, da dove si estraevano barite e galena. È invece semiaperta la galleria detta la Veneziana, che risale ai tempi della repubblica veneta, dalla quale si ricavano galena, bienda, barite e pirite.
Sull'altro versante della valle, alle falde del monte Naro, sono state pure scavate in epoche diverse alcune gallerie per estrarre galena e barite.
La più importante e la più antica è la galleria S. Marco, pure dell'epoca veneziana.
Fu riaperta nel 1937 per estrarre una lente di galena. Nei pressi è stata scavata nello stesso anno la galleria Arnaldo lunga 430 metri, dalla quale si traeva il caolino. Vicino al ponte della contrada Tenaglia si notano ancora materiali di scarto e non lontano si trovano le vasche cilindriche dove si lasciava in decantazione il caolino.

VAL LIVERGON

È la valle che si apre dopo aver percorso via Borgofuro di Pieve. Nel punto in cui la strada che corre nel fondo valle comincia a salire e tocca le pendici del monte Triza, proprio sopra il bivio a destra si aprono, a poca distanza l'una dall'altra, alcune gallerie denominate Lombardo primo, secondo e terzo. La più accessibile è la Lombardo secondo, pochi metri sopra il livello della strada, lunga 75 metri, che entra nella colonna verticale di barite.
Continuando lungo la strada si arriva alla contrada Zuccanti e al Monte Civillina, molto più ricco di materiali, per il quale però, data la distanza, è indispensabile studiare un itinerario didatticamente valido per il tipo di ricerca che si vuole fare.