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I colori e le forme di Franco Meneguzzo
LA MANOPOLA DELLA RADIO

Salone degli Zavatteri - Basilica palladiana piazza dei Signori Vicenza
Dalle ore: 10:30
Dal 12/01 al 23/03/2003
Telefono: 0444/222101


L'artista vicentino torna ad esporre in città

"Da bambino non mi piaceva ascoltare la radio, mi piaceva invece suonarla girando la manopola per ottenere, in relazione alla velocità che decidevo, la mia prima esperienza di musica concreta. Quella musica infatti mi interpretava di più. In pittura è stata la stessa cosa; usavo quella che nel mondo si faceva, ma non per dipingerla, io non sono mai stato cubista o surrealista o informale etc.; giravo semplicemente, ma quanta ossessione e quanta paura, la manopola della radio estetica contemporanea per ottenere la pittura che volevo più radicale, più elementare, più continua. La mia ricerca tendeva insomma ad una lunghezza d'onda che diventasse, attraverso lo svolgimento delle opere, la curva del senso estetico attuale". La "confessione" di Franco Meneguzzo, l'artista di Valdagno (1924) da cinquant'anni residente a Milano, fotografa, forse meglio di tanti giudizi critici accumulati durante la sua lunga attività, un percorso espressivo singolare: non solo per la prepotente indicazione di un background musicale, a ispirare intere fasi del suo lavoro, ma inoltre per l'avviso di un passaggio - indenne e originale - attraverso tendenze e movimenti "inspirati" anche prima dell'approdo milanese e poi vissuti con felice coscienza almeno nel primo decennio della residenza nella città ambrosiana.

La mostra che Vicenza dedica al maestro dall'11 gennaio al 23 marzo 2003 nel Salone degli Zavatteri, al pianterreno della Basilica palladiana, intitolata La manopola della radio. I colori e le forme di Franco Meneguzzo, consentirà di apprezzare sia il profondo radicamento di Meneguzzo nell'ambiente forse più vivace (più ancora di Venezia) dei primi lustri del secondo dopoguerra, sia le diverse tappe di un cammino appartato, a tratti frenetico sempre caratterizzato da una alta qualità di segno, malgrado il fatto che l'artista abbia praticato ambiti sensibilmente diversi (dalla terracotta alle tempere, dagli oli ai marmi e ai bronzi).

La mostra allinea circa novanta opere dal 1951 alla fine del secolo - disegni, tempere, legni, oli, marmi, bronzi - privilegiando tuttavia, nel progetto espositivo curato dal prof. Giuseppe Barbieri, delle Università di Udine e di Venezia, gli anni in cui Meneguzzo rallenta e quasi sospende la sua attività di ceramista per concentrarsi quasi integralmente sul segno pittorico: riscoprire i rapporti fra segno e colore è la scommessa critica di questa rassegna. La mostra ha anche il senso di una precisa e duplice ricorrenza: il 2003 giunge a dieci anni di distanza dall'ultima rassegna vicentina del maestro, alla Galleria Albanese con la presentazione di Giuseppe Faggin, ma allora saranno trascorsi esattamente anche cinquant'anni dalla sua prima personale, quella presentata da Licisco Magagnato nella storica galleria vicentina del Calibano. Le incomprensioni di allora – almeno di certa critica, di una parte di pubblico sconcertata – spinsero Meneguzzo a confrontarsi in mare aperto con le forme di espressività del moderno: questo il senso dell'approdo milanese, dove il maestro è stato ceramista e designer e poi e in parallelo pittore e scultore, meritando vasti e internazionali riconoscimenti. La mostra di un artista così imprevedibilmente coerente risulterà inoltre un tassello importante per restituire la vivacità del capoluogo berico nei primi anni del secondo dopoguerra, in letteratura, nell'arte, nella fiducia di una cultura che mirava, anche provocatoriamente, a svecchiare la città da un lungo sonno.

L'esposizione, ad ingresso libero, rimane visitabile tutti i giorni ad eccezione del lunedì dalle 10.30 alle 13 e dalle 15 alle 19. Per maggiori informazioni è possibile contattare il recapito indicato.