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La ciliegia dei colli Berici

L'ormai tradizionale "Festa dea Siaresa", organizzata da un Comitato locale e dal Consorzio Frutta Colli Berici, prevede una mostra concorso delle diverse varietà coltivate e banchi di vendita sempre assai apprezzati.

Il tesoro dei colli Berici

Allo stato spontaneo il ciliegio dolce (Prunus avium) è, un bell'albero, alto fino a 10 metri, tipico dei boschi di collina di tutta Europa, inconfondibile per la corteccia grigio-purpurea punteggiata di ocelli, per l'abbondante fioritura bianca che avviene in aprile e per i frutticini dal lungo picciolo attesi dai merli tra maggio e giugno.

Le ciliegie sono presenti nella dieta umana da tempo immemorabile: ne abbiamo evidenza dai noccioli rinvenuti negli scavi dei villaggi di palafitte dei laghi prealpini.

La prima menzione di varietà coltivate è comunque riferita al romano Lucullo, personaggio proverbiale per ricchezza e varietà delle sue mense: sarebbe stato lui a importarle dall'Asia Minore. Nella cucina popolare è così diventato d'uso una sorta di pancotto, con ciliegie secche e burro. I frutti servivano anche per ciambelle dolci e salate nonché per sciroppi calmanti; dal vino di ciliegie si distillava il kirsch mentre il legno era adatto a lavori di ebanisteria e tornio. Il ciliegio, escluso dalla pianura a favore di cereali e ortaggi, è stato tradizionale coltura promiscua della collina.

Lo si trovava isolato nei prati o associate alla vigna (come tutore, a capo del filare o lungo i confini). Lo stesso accade ancora oggi, anche se frutteti intensivi vengono realizzati anche in pianura a beneficio della meccanizzazione della raccolta.

La produzione cerasicola del Veneto, terza nel paese dopo Puglia e Campania, è dovuta essenzialmente alle province di Verona e Vicenza. I distretti vicentini sono tre, diversi per suolo e clima: nella fascia pedeontana si stende il grande frutteto di Marostica, rinomato per le Sandre; nella parte occidentale sono invece i frutteti della Val Chiampo, dove prevale la veronese Mora di Cazzano; a sud è il territorio dei Colli Berici, a sua volta diviso in due zone produttive.


Castegnero e la sua bella mora

Nei Colli Berici sud-orientali il centro cerasicolo di spicco è Castegnero. Qui, ai piedi delle rupi della Riviera, il terreno è caratterizzato da frequenti affioramenti rocciosi e da un limitato strato di terreno; ha pendenza cospicua e dunque un'intensa esposizione, che favorisce la precocità del frutto.

La coltura, praticata nella fascia di raccordo tra il piano e i versanti del monte Castellaro, ha notevole tradizione è vanta una varietà specifica, la cosiddetta Mora di Castegnero. L'occhio esperto la distingue già dall'albero, più "vestito" di altre varietà per la fitta gemmazione, ma caratteristico è soprattutto il frutto, una ciliegia media-precoce, a polpa tenera e scura, dall'elevato tenore, zuccherino, che i botanici ritengono affine alla ben più celebre Mora di Vignola. Altre varietà coltivate sono le precoci Bigarreau Burlat e Bigarreau Moreau, francesi; tre varietà di media maturazione come Ferrovia, Giorgia e Adriana, queste ultime selezionate dal professor Bargioni dell'Istituto di frutticoltura di Verona.

Singolare ceppo di selezione locale è la Pollaio, dai grandi frutti. La produzione è stimata in 3.000 quintali, commercializzati per due terzi nel mercato di Castegnero e per il resto direttamente dai produttori.


Sarego, Meledo e la mora di Cazzano

Sul versante sud-occidentale dei Colli la cerasicoltura è praticata nei centri di Sarego e nella sua frazione di Meledo. L'ambiente è caratterizzato da minore pendenza e da terreni più profondi e argillosi, dove il ciliegio, insieme alla vite, prospera dal piano fino a quote relativamente elevate. La giacitura e l'esposizione leggermente settentrionale depongono a favore di una maturazione più tardiva del frutto. Gli impianti sono più recenti, 10-15 anni in media, e riguardano varietà d'ambito veronese, La più diffusa è la media Mora di Cazzano (che in effetti è un durone, donde il soprannone di Durone di Verona); è una ciliegia che compensa le difficoltà colturali con la qualità del frutto e un raccolto più abbondante della media. La affiancano le varietà precoci francesi Bigarreau Burlat e Morcau, le medie Modenese, Giorgia e Adriana, seguite da Mora dalla Punta, Ferrovia e Meraviglia d'Alpone. La produzione viene stimata intorno ai 2.500 quintali, avviati al dettaglio attraverso il mercato veronese di Montecchia di Crosara.


Il paesaggio del ciliegio

Le due zone cerasicole beriche sono collegate dalla strada pedecollinare che parte da Costozza di Longare e borda i rilievi fino a Brendola. Percorrendola si possono apprezzare i paesaggi rurali più caratteristici dei colli e tra questi le campagne del ciliegio. Le fioriture degli alberi e dei prati circostanti, il fogliame leggero e i frutti, la compresenza di altre colture, prima fra tutte la vite, danno ai frutteti aspetto assai gradevole. È un ambiente sostanzialmente integro, dove gli interventi fitosanitari sono limitati grazie alla scelta delle varietà adatte al luogo e delle modalità di allevamento più idonee al controllo dei parassiti, quindi riducendo le irrorazioni di prodotti chimici al minimo indispensabile.

L'efficacia di queste pratiche di difesa integrata trovano immediato riflesso nella vitalità della campagna. Basta passeggiare sotto gli alberi: api, farfalle, uccelli di varie specie (fin troppi, secondo i coltivatori, specie storni e merli, che seguono con interesse la maturazione dei frutti). Dai boschi circostanti vengono i visitatori più interessanti, come l'upupa, dal volo sfarfalleggiante, o il rigogolo, dall'appariscente piumaggio giallo e nero, ma non occorre grande competenza ornitologica per riconoscere un gruppo di cardellini o il canto dell'usignolo nelle sere d'estate.


Un futuro di qualità

Il panorama aziendale berico riguarda aziende familiari e un numero preponderante di coltivatori part-time. La crescita è limitata dal forte bisogno di manodopera nel periodo della raccolta ed è per questo che il Consorzio Frutta Colli Berici punta più sulla qualità che sulla quantità. L'approntamento di una rete di irrigazione è stato il primo passo per garantire una produzione costante e omogenea, requisito indispensabile per ambire a un riconoscimento ufficiale di qualità come l'Indicazione Geografica Tipica (Igp) o altro. A seguire verranno azioni di mercato e d'immagine: tra le prime, l'attivazione di una rete di vendita selezionata e la presentazione del prodotto nei modi più adatti al suo pregio; quanto alle seconde, l'obbiettivo è di sottolineare la specificità della ciliegia dei Berici tanto presso i mercati abituali, vicentini e veneti, quanto su quelli più recenti, come Milano. Iniziative a livello locale coinvolgeranno ristoratori e operatori agrituristici per migliorare l'offerta gastronomica legata al prodotto, ma anche i distillatori locali per la conservazione sotto spirito del frutto o la produzione di liquori come Cherry, Kirsch e Maraschino.


Avvenimento:

Festa dea Siaresa
CASTEGNERO ogni a fine Maggio inzio Giugno


A Castegnero tra maggio e giugno è tempo di mercato e di festa. L'ormai tradizionale "Festa dea Siaresa", organizzata da un Comitato locale e dal Consorzio Frutta Colli Berici, prevede una mostra concorso delle diverse varietà coltivate e banchi di vendita sempre assai apprezzati. Tipicamente vicentino il contorno enogastronomico, con i piatti tradizionali delle sagre di campagna e "vin bon de Castegnero". Intrattenimento serale con musiche, danze e luna park.



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