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Le lumache di Crespadoro

lumache

lumaca L'alta valle del Chiampo si chiude con una bella corona di monti, ricca di valli verdeggianti e di acque correnti. Su uno sperone di roccia emergente sorge Crespadoro, grazioso paese agricolo e di villeggiatura, che per la festa dell'immacolata, l'8 dicembre, scende in piazza per rendere omaggio e fare mercato di un singolare prodotto locale, le lumache, popolarmente dette «corgnoi», per via delle appendici retrattili che ne supportano gli occhi. La consuetudine di raccogliere questi molluschi - che non sono lumache ma chiocciole, con tanto di guscio - è molto antica: alcuni vi riconoscono usanze alimentari dei Cimbri, il popolo di origine germanica che colonizzò queste montagne nel Medioevo; altri si limitano a riscontrare come già le cronache dei '600 diano notizia dell'interesse dei signori vicentini per questa non comune delicatezza.
A raccolta ultimata, tra luglio e settembre, viene il momento della più nostrana delle preparazioni: spurgate lungamente in acqua e vino, le lumache sono pronte per il tegame di terracotta dove, speziate e costantemente coperte di brodo, sobbolliranno per almeno 12 ore; l'apoteosi del delicato mollusco, liberato dal guscio, verrà su un letto di polenta fumante, auspice un bicchiere di rosso. Alla prova dei gusto si aggiunge quella chimica, che mette in risalto i pregi della sua carne, ricca di proteine e minerali, povera di grassi, consigliabile alle gestanti e ai convalescenti, oltre che, ovviamente, ai buongustai.


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