Scritta a quattro mani con l’artista e scultrice Flavia Mastrella, da anni compagna in un Fortunato sodalizio artistico, la piéce ripercorre quindici anni di lavoro dell’irriverente duo in un viaggio a ritroso negli spettacoli che hanno avuto l’omosessualità al centro della scena (“Pitecus”, “Io”, “Fotofinish” e “7-14-21-28”).
Il risultato è un’antologia di frammenti che mostrano il geniale e poliedrico artista nel suo essere femminile, in un’interpretazione dell’omosessualità con pochi tratti e senza trucchi, da parte di chi omosessuale non è. Una messa a fuoco ironica dei pregiudizi di chi non conosce e non vuole conoscere chi vive l’amore in maniera diversa dalla propria.
Ritmi comici e trovate incalzanti per fare a pezzi la sedicente realtà e smascherare l’ipocrisia che addolcisce la violenza dell’intolleranza Antonio Rezza e Flavia Mastrella lavorano insieme dal 1987.
Insieme hanno realizzato diverse opere teatrali ("Nuove parabole", "Barba e cravatta", “I Vichinghi elettronici”, “Seppellitemi ai fornetti”, “Pitecus”, “Io”, "Fotofinish in bianco e nero”, “Bahamut”), pluripremiate nei maggiori festival nazionali della comicità (Cetona, Forte dei Marmi, Grottammare) e trasmesse da Rai1, Rai 2, Canale 5, Italia Uno.
Celebri le scenografie e la cura dello spazio scenico ad opera di Flavia Mastrella, attraverso l’utilizzo principale di teli e stoffe.