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La chiesa di S. Rocco
Percorso meditato

Interno:
A navata unica coperta da volta a padiglione con lunette laterali (ora aperte da oculi, ora affrescate con figure di Apostoli e Profeti), si conclude con un presbiterio con volta a crociera e abside pentagonale. Unica cappella laterale quella delle Anime del Purgatorio nella parete destra della navata. Il coro centrale scandisce lo spazio in due momenti, senza compromettere la continuità e l'unità dell'insieme, caratterizzato da armoniche proporzioni. Il paramento a finte crustae marmoree conferisce all'ambiente una calda tonalità (restaurato da ultimo nel 1985); lungo il registro inferiore corre un rivestimento ligneo, presumibilmente applicato nel XVIII secolo, epoca a cui risalgono anche i banchi. Prezioso il pavimento in marmo, rifatto nel 1914 a sostituzione di quello originario in cotto.


Chiesa San Rocco Coro:
Doveva consentire ai religiosi di seguire le funzioni senza mescolarsi tra la folla. È costituito da una duplice fila di archi a tutto sesto, che sorreggono un doppio parapetto in muratura concluso, da una parte e dall'altra, da una grata atta a porre al riparo da occhi indiscreti. Il lato rivolto all'ingresso è elegantemente decorato con motivi a cartoccio, inframmezzati da monocromi e da due riquadri raffiguranti S. Giorgio.
Al centro si stacca un bel crocifisso ligneo della prima metà del '400, cui fa da sfondo una tela di ignoto autore, attivo tra la fine del '600 e l'inizio del secolo successivo, con S. Giovanni e la Madonna.
La fronte verso il presbiterio invece è lignea e sporgente (probabilmente modificata nel '600 quando si ingrandì l'organo e aumentò il numero delle suore succedute ai Celestini); nei pannelli modeste figure di profeti e apostoli.

Altari:
L’uso di altari laterali cominciò a diffondersi in Occidente fin dal tempo di papa Simmaco (inizio V sec.). Motivi di diversa natura, devozione, ansia per i defunti, penitenza, ragioni di prestigio, spinsero committenti privati, congregazioni e corporazioni laiche a erigere ciascuno una propria mensa.
Data l'origine occasionale, esse non sempre si inserivano nell'ambiente in maniera armonica; nel caso di S. Rocco invece gli altari, simmetricamente disposti, si presentano identici nella struttura e negli elementi formali, lasciando intravedere un progetto unitario, comprendente anche l'altare presbiteriale. La paternità di tale progetto, concepito verosimilmente dopo l'allungamento della chiesa che comportò una ristrutturazione dello spazio tra il coro e la nuova facciata, rimanda alla cultura extravicentina e sarimicheliana degli anni '30 (Cevese) o '60 (Arslan): più precisamente, a guardare le affinità con opere come il portale di S. Maria dei Servi, il monumento sepolcrale di Leonardo da Porto in San Lorenzo e l'altare maggiore della cattedrale, sembra rimandare ai maestri di Pedemuro, presso i quali lavorò fino al 1540 lo stesso Palladio.

Parete destra:

  1. Porta cinquecentesca che immette nella sagrestia.

  2. 1º altare: sopra la mensa è collocato un dipinto, la Pentecoste, attribuito al veronese G.B. Zelotti (1526-1578), che pare averlo realizzato nella seconda metà del '500 per l'Oratorio dei Turchini, poi soppresso.
    È un’equilibrata composizione che trova il suo perno ideale e fisico nella figura della Madonna in asse con la mistica Colomba; nella parte inferiore gli Undici assistono sgomenti e meravigliati al prodigio.

  3. 2º altare: reca una paia del bresciano Agostino Galeazzi (1523-ant.1588), l'Adorazione dei Magi eseguita nel 1559.

  4. La tela La Vergine offre lo scapolare a S. Simone Stock, attribuita al padovano F. Zanella, attivo tra XVII e XVIII secolo, va ricondotta al periodo carmelitano di S. Rocco: S. Simeone infatti fu generale dei Carmelitani. La Vergine in sogno gli avrebbe annunciato la salvezza per chi fosse morto con l'abito e lo scapolare carmelitani.
    Da quel momento lo scapolare - una striscia di stoffa rettangolare pendente sul petto e sulle spalle con cappuccio - divenne simbolo dell'ordine e del suo rapporto privilegiato con Maria

  5. Cappella delle Anime del Purgatorio: ospitava la pala dell'Invenzione della croce, poi trasportata nel 1º altare a sinistra e sostituita da una tela secentesca raffigurante la Deposizione.

  6. Altare della Madonna: l'altare ligneo ospita, entro una nicchia circondata da tele secentesche, la statua di una Madonna con il Bambino, attribuita ad Antonino da Venezia (sec. XV).

  7. Presbiterio: alla prima parte coperta da volta a crociera segue l'abside pentagonale. Nel registro inferiore, sopra stalli lignei, due tele di Alessandro Maganza e bottega, rappresentanti il Paradiso e l'Inferno, che denotano un’influenza tintorettesca.
    La lunetta centrale del catino absidale reca lo stemma della città di Vicenza, croce bianca in campo rosso; ai lati gli scudi araldici di quattro famiglie vicentine. Alla catena metallica che lega l'arco presbiteriale è appeso un elegante crocifisso ligneo, probabilmente della prima metà del '500.

  8. Altare maggiore: l'altare di ordine ionico si differenzia dagli altari nel primo spazio della chiesa, per l'aggiunta di due colonne che consentono un migliore inserimento nello spazio poligonale. Tra le colonne l'immagine di S. Rocco tra gli appestati è una copia, eseguita nel 1912 da G. Faccin, dell'originaria tela dipinta tra il 1568 e il 157516 da Jacopo da Ponte, portata a Milano dopo la soppressione degli ordini monastici imposta dai decreti napoleonici e sostituita temporaneamente da un pregevole dipinto di Giovanni Buonconsiglio (1460-1535/7) con Madonna e Santi, oggi al Museo Civico di Vicenza. Sul paliotto della mensa poggia un prezioso tabernacolo secentesco (vedi Approfondimento liturgico).



Chiesa San Rocco Chiesa San Rocco Chiesa San Rocco

Parete sinistra:
  1. Altare di San Carlo: reca al centro l'immagine dei santo e ai lati episodi della sua vita, in particolare miracoli legati alla sua capacità taumaturgica: per il quadro centrale si è avanzato il nome di Porfirio Moretto (XVI-XVII sec.). La doratura è opera recente come si legge nella scritta sotto il quadro centrale.

  2. Madonna della Misericordia: convincentemente datato agli ultimi decenni del '400, non è originario di S. Rocco, poiché proviene dall'Oratorio di S. Maria e S. Cristoforo. Raffigura la Madonna della Misericordia sotto il cui manto trovano conforto i rettori della fraglia dei Battuti di S. Marcello, che si occupavano degli infanti abbandonati, ritratti come di consueto di più piccole proporzioni. Ai lati S. Giovanni Battista e S. Cristoforo.

  3. Altare di San Rocco: altare realizzato nel 1850, in forma neoquattrocentesca, da architetto e lapicida ignoti. La datazione delle tre statue oscilla tra la fine del '400 e la metà del '500: se si ammette con Cevese la datazione alta si può anche ipotizzare che il gruppo ligneo ornasse il tabernacolo dedicato a s. Rocco precedente alla chiesa. Si riconoscono S. Rocco al centro, che mostra il bubbone, S. Giovanni Battista con la croce di canna e l'Agnello sul libro, e S. Sebastiano, con le frecce ricordo della punizione inflittagli a causa della sua fede. Tutti e tre sono associati dall'essere protettori contro la peste.

  4. 2º altare: pala raffigurante La decollazione di S. Caterina, di paternità incerta, forse da attribuire al bresciano P. Moretto (1548-1625), il dipinto rievoca il momento drammatico del martirio di S. Caterina, in uno spazio urbano definito da incombenti architetture, forse risalente al 1572, a giudicare dall'iscrizione nell'angolo inferiore a destra.

  5. 1º altare: tela raffigurante L'invenzione della vera Croce, originariamente nella cappella delle Anime del Purgatorio, il dipinto fu spostato qui a sostituire la Probatica piscina, capolavoro di G. A. Fasolo ora al Museo Civico. Rimanda all'episodio del rinvenimento della croce di Gesù, perseguito con tenacia da Elena, madre dell'imperatore Costantino, ritratta con la corona sul capo; la figura di sacerdote è identificabile con s. Lorenzo Giustiniani, priore dei Canonici di S. Giorgio in Alga a S. Agostino. Lo realizzò G.B. Zelotti (1526-1578), probabilmente con la collaborazione di alcuni discepoli, intorno agli anni '60 o '70.

  6. Chiostro: da una porticina, quasi di fronte alla Cappella delle Anime del Purgatorio, si accede al chiostro. L’aura emiliana che lo contraddistingue porta ad assegnare la concezione del lavoro a Lorenzo da Bologna; nel '700 venne aggiunto, in corrispondenza di due lati, un terzo piano che ne compromise l'armonia delle proporzioni. Al centro una secentesca vera da pozzo.

  7. Facciata: luminosamente sobria, intonacata di rosa con inserimenti in biancone e marmi colorati, la facciata è liscia ed equilibrata, conclusa in alto da un frontone triangolare. La scandiscono in senso verticale quattro lunghe lesene, adorne di patere in marmo rosso; in senso orizzontale una base bassa e articolata e una semplice trabeazione. Due finestre centinate negli intercolumni laterali, un portale quattrocentesco (in cui è inserita una porta lignea del '700) e un piccolo rosone costituiscono i quattro vuoti di una parete a larghi campi pieni (Cevese). È opera certamente eseguita nel terzo decennio del '500, quando la chiesa fu prolungata: il punto di sutura è visibile in prossimità della facciata.

  8. Campanile: in mattoni a vista, ornato da paraste, pone seri problemi di interpretazione e di datazione (Cevese); probabilmente non era stato ancora iniziato (o completato?) nel 1525, quando i Canonici si rivolgono ai reggitori della città lamentandosi di questo fatto. Vi si trovano otto campane, azionate manualmente.


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