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I siti archeologici delle valli di Fimon

Obiettivo did. gen.: Conoscere le testimonianze degli insediamento umani nel territorio vicentino dal Paleolitico.

Obiettivo did. part.: Studiare le condizioni di vita dei primi abitanti della zona lacustre di Fimon.

Le valli di Fimon rappresentano un patrimonio di cultura e di bellezze naturali di impareggiabile valore la cui importanza è dovuta soprattutto all'ingente quantità di materiale archeologico venuta alla luce in queste valli fin dal secolo scorso quando Paolo Lioy scopri i primi insediamenti perilacustri dell'età del Bronzo.
Le maggiori scoperte furono però compiute negli anni sessanta con lo scavo di un insediamento del Neolitico e uno dell'Età del bronzo.
La presenza dell'uomo nelle valli di Fimon è documentata fin dal Neolitico antico (ultimi secoli del V millennio a.C.) con il ritrovamento casuale di alcuni frammenti di ceramica fine, decorati ad incisioni e impressioni, rinvenuti alla fine degli anni ottanta in località Ponte della Guagnola di Pianezze.
I più importanti rinvenimenti archeologici sono però quelli riferibili al Neolitico medio (fase antica della cultura dei vasi a bocca quadrata) provenienti dall'insediamento di Molino Casarotto in località "Persegaro".
Fu Gastone Trevisiol a segnalare la presenza dell'abitato durante i lavori di escavazione della torba (1942-1944).

Negli anni 1969-1972 una campagna di scavo condotta dal prof. Broglio dell'Università di Ferrara e dal prof. Barfieid dell'Università di Birmingham riprese le ricerche nell'area individuata da Trevisiol mettendo in luce tre aree di abitazione più o meno simili, poste a circa 150 metri dai piedi del versante collinare di Lapio. In ognuna di queste aree sono state individuate tracce di capanne con all'interno dei focolari. Questi risultano costituiti da blocchi di calcare, ricoperti di argilla e limo lacustre, poggianti direttamente sul limo o su strutture lignee orizzontali formate da più strati di pali incrociati, attorno ai quali sono stati trovati dei pali, del diametro di cm 8-10, infissi verticalmente nel terreno con lo scopo di consolidare l'area del focolare e forse di sostenere le strutture aeree delle capanne.

Lo studio dendrocronologico dei legni ha portato ad interessantissimi risultati. L'analisi istologica ha individuato l'utilizzo di Faggio e di Acero ma soprattutto di Ontano e di Frassino, legni particolarmente resistenti quando sono messi in acqua o in terreno bagnato: l'uomo quindi conosceva già le caratteristiche tecniche del materiale che usava. La datazione (fatta attraverso la lettura degli anelli di accrescimento) dei legni ha scoperto l'utilizzo di alberi tagliati contemporaneamente ed infissi attorno ai focolari. Questo intervento è stato fatto più volte, procedendo sempre dall'interno verso l'esterno, con lo scopo di consolidare il focolare che sprofondava nel limo lacustre. Su questi pali è stata fatta anche una datazione con il metodo del Radiocarbonio che ha stabilito un'età compresa tra 5750 e 5500 anni dal presente.

Delle strutture aeree delle capanne sono stati trovati solo piccoli frammenti di intonaco con tracce delle canne che dovevano costituire le pareti.
All'esterno dei focolari sono stati trovati degli abbondanti accumuli di gusci di Unio, un mollusco bivalve presente ancora oggi nelle acque del Lago di Fimon.
Tra i resti di pasto, sono stati trovati frammenti di ossa sia di animali selvatici (cinghiale, cervo, capriolo) che di animali domestici (capra, pecora, bue) oltre a rari semi di frumento: ciò testimonia che nel Neolitico l'uomo aveva già imparato ad allevare gli animali ed a coltivare la terra.
In quest'area di abitazione è stata trovata una notevole quantità di materiale ceramico fine, costituito da scodelle a bocca circolare e quadrata, vasi e bicchieri a bocca quadrata, vasi a fiasco con decorazioni graffite con elementi geometrici: a ghirlanda, a spirale e a bande di triangoli tratteggiati.
La ceramica grossolana è rappresentata da vasi a bocca quadrata, vasi troncoconici e vasi con profilo sinuoso decorati con gruppi di linee e da impressioni ottenute con i polpastrelli ed unghiate.

Nell'industria litica abbondano strumenti litici (grattatoi, bulini e punte foliate con peduncolo), asce in pietra levigata, una macina e alcuni pestelli.
Le più antiche testimonianze dell'Età del Bronzo nelle Valli di Fimon sono state scoperte da Paolo Lioy nella località Pascolone (1864) e Ponte della Debba (1871), un centinaio di metri a nord del Lago di Fimon. Nelle due aree di scavo il Lioy individuò numerosi pali infissi verticalmente nel terreno a testimonianza della presenza di diverse capanne.

In relazione alle diverse forme ceramiche raccolte, i due abitanti si collocano in due fasi di occupazione successive:

  1. Al Ponte della Debba siamo in presenza di un insediamento dall'Antica Età del Bronzo, dove sono state trovate numerose forme ceramiche (boccali a corpo gioboso, bicchieri e vasi troncoconici, boccali panciuti e olle biconiche).

  2. I materiali fittili e litici, provenienti dalla località Pascolone, sono più eterogenei e si inquadrano in un arco cronologico che va dall'Eneolitico alla Media Età del Bronzo; tale occupazione tarda è testimoniata dalla presenza di forme ceramiche provviste di anse cornute.

Nel 1970 un nuovo sito è stato scavato in un'area prossima al Pascolone; si tratta dell'insediamento di Fondo Tomellero dove è stata esplorata solo una minima parte dell'abitato che presenta due fasi di occupazione stratigraficamente sovrapposte e con evidenti tracce di incendio. L'insieme delle strutture è costituito da grossi pali disposti orizzontalmente a diretto contatto con il limo lacustre sui quali poggiavano grossi blocchi di calcare. Questo tipo di struttura è stato interpretato come un esempio di bonifica del terreno sul quale costruire la capanna.

In quest'area è stata trovata un'abbondante quantità di ceramica le cui forme principali sono rappresentate da ciotole e scodelle emisferiche, ciotole e scodelle a corpo gioboso o carenate, vasi giobosi e biconici. Nello scavo sono stati raccolti anche due aghi in bronzo, mentre nel 1987 sono state raccolte in superficie due asce in bronzo. L'analisi dei materiali colloca cronologicamente l'abitato nella Media e Recente Età del Bronzo (XV-XIII sec. a.C.). Alla fase Finale della Media Età del Bronzo e all'età del Bronzo Recente (XV-XI sec. a.C.) appartengono i materiali raccolti in località Monte Crocetta di Arciniano. In località Capitello, è stata scavata l'unica stazione dell'Età del Bronzo Finale (XII-X sec. a.C.) conosciuta nelle valli di Fimon. Anche in questo caso si tratta di un insediamento su bonifica costituito da pali infissi nel terreno, travature e tavole disposte orizzontali sulle quali poggiava un pavimento di pietre calcaree. I reperti consistono in coppe emisferiche con fondo concavo e ciotole a corpo lenticolare con orlo rientrante, decorate da fasce di triangoli, punti e coppelle che si collocano ad una fase tarda del Bronzo Recente e a tutta l'Età del Bronzo Finale.