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Ville e palazzi da Villaverla a Thiene

VILLAVERLA: VILLA GHELLINI DI ANTONIO PIZZOCARO

La sontuosa, incompleta dimora dei nobili Ghellini, che, nella zona vantavano vasti possedimenti che si estendevano alla vicina Novoledo, dove esiste un'altra interessante villa Ghellini, è l'opera più complessa progettata da Antonio Pizzocaro.

Iniziata nel 1664, la costruzione rimase per sempre interrotta nel 1679.
L'idea architettonica generatrice propone più un complesso palazzo di città che una villa legata all'amministrazione dei fondi agricoli, ispirato ad un lessico classicistico, ma avvolto da una atmosfera di un barocco sontuoso quasi rococò.

Gli edifici si strutturano attorno al vasto cortile rettangolare centrale e sono caratterizzati da una gradazione di altezze che poi esplodono sulla fronte interna altissima dell'ala padronale.

È una teatrale visione scenografica di fasto che varia di continuo i rapporti volumetrici; il lungo corpo del fronte strada più basso, rilevato alle estremità con due strutture proiettate verso l'alto e concluse da archi; all'interno il porticato con colonnato dorico che si apre al centro della trabeazione con un arco concluso da frontoncino triangolare per l'ingresso, mentre le ali sono costituite da una sequenza di archi su pilastri a cui è addossata una semi colonna tuscanica, sormontata al di sopra della trabeazione da una statua.

L'edificio centrale padronale è costituito da quattro piani dominato dalla simmetria imperniata sull'asse mediano del portale, con colonnato di ordine tuscanico al piano terra, cornici a dentelli, statue sommitali sono gli elementi espressivi di un manierismo classicistico che assume però nobile misura compositiva nella sapiente disposizione delle ampie finestre e nei contrasti di luci e di ombre che variano ancora una volta la vocazione veneta al luminismo architettonico e che nel contempo sembra risentire in positivo dell'infiusso dello Scamozzi che della vicina Villa Verlato aveva fornito il progetto.

VILLA VERLATO DI VINCENZO SCAMOZZI

Di imponenti dimensioni, ancora una volta per questo edificio si dovrebbe parlare più di un palazzo che di villa, che in termini monumentali argina lo slargo urbanistico che si affianca alla via di grande scorrimento da Vicenza verso Thiene.

Opera giovanile di Francesco Scamozzi, la villa fu iniziata nel 1576 e conclusa nel 1615, committente Girolamo Verlato. La facciata si sviluppa su quattro piani attorno ad un corpo centrale articolato da sei semi colonne ioniche, sostegno di un grandioso frontone conclusivo adorno dello stemma gentilizio.

Cornici marcapiano segnano i passaggi delle pareti entro cui si aprono le finestre disposte con funzionale corrispondenza. Ad animare il modulo compositivo classicistico è il gioco delle bugne lisce che si aprono a centinaia nei grandi archi ciechi laterali al piano terra, mentre assumono posizione raggiata al di sopra delle finestre architravate dei primi due piani. Anche la disposizione interna dei vani risente dell'equilibrata funzionalità propria dello Scamozzi più maturo.

La decorazione pittorica ad affresco è attribuita a Girolamo Pisani allievo di G.B. Zelotti e svolge una apologia accademica di episodi della vita del committente.
Sul piano sinistro del Palazzo prospetta la chiesetta di acerbe forme rinascimentali a frontone semicircolare, edificata da Girolamo Veriato nel 1437 in luogo vicino e qui spostata nel 1592. Le alte e strette monofore laterali, il rosoncino e i capitelli angolari del portale rivelano nostalgie di carattere tardogotico.

IL CASTELLO PORTO COLLEONI DI THIENE

Un tempo emergenza e nodo centrale di riferimento nel paesaggio urbanistico della cittadina pedemontana, il castello thienese dei Porto propone un'immagine di residenza nobile di campagna secondo una tipologia di grande interesse.

La storia dell'edificio si presenta piuttosto complessa, in quanto inizia nel trecento in forme più contenute, per assumere nel '400 le dimensioni di villa-palazzo, proponendosi come un unicum nel contesto veneto di nobili dimore.
Non castello, termine riferibile ad un castrum fortificato, ma palazzo di carattere veneziano nella struttura a due torri angolari e la pianta a "T" o a "crozzola" con salone trasversale, che ritroviamo nel fondaco dei Turchi e in altri edifici del XVIII secolo della città lagunare.

Con la villa di campagna la residenza dei Porto condivide il rapporto diretto con la natura rappresentato dall'ampio giardino che la circonda e facilitato dal grande porticato aperto su cinque grandi arcate a sesto acuto, dalla simmetrica moltiplicazione delle finestre, dalla preziosa pentafora di gusto gotico lagunare, ornata di cornice a dentelli, pennacchi, rosoncini, capitelli a foglie e fiori di fine modellazione plastica e archi inflessi trilobi secondo un lessico molto diffuso nei numerosi nobili palazzi quattrocenteschi costruiti a Vicenza nello stesso tempo.

La persistenza stilistica gotica, anche se le merlature esistenti sono più tarde, la vivace decorazione esterna oggi non più esistente, richiamano la tradizione propria delle città venete delle domus pictae, ma anche la possibile paternità architettonica di Domenico Veneziano "inzegnero" operoso nello stesso periodo in alcuni importanti edifici pubblici e privati di Vicenza.

Di grande importanza è la decorazione pittorica interna dei saloni e delle stanze, affrescati dopo il 1554 da Paolo Veronese, G.B. Zelotti e Fasolo, con temi trattati dalla storia romana per esaltare le virtù morali e guerresche dei Da Porto, abili uomini d'arme.

Ai rimaneggiamenti settecenteschi del castello vanno assegnate le sontuose scuderie attribuite all'architetto Francesco Muttoni, luminose, razionali, scandite da una doppia fila di colonne doriche in marmo rosso sormontate da bei puttini dal modellato fine e vivace in pietra bianca a segnare i "letti" dei cavalli che si allineano su un geometrico intreccio di disegno delle pietre pavimentali.