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Il Criptoportico Romano di Vicenza
criptoportico romano

I criptoportici abbondano nelle costruzioni romane tanto che si è pensato anche che siano di invenzione romana. Essi possono grosso modo raggrupparsi in tre tipi:

a) Criptoportici che servivano di semplice collegamento fra le diverse parti di una costruzione, fosse giardino o palazzo. Nel primo caso miravano, è evidente, a proteggere dal sole o dalle intemperie: sono notissimi quelli per esempio della Villa Adriana a Tivoli o della Villa Jovis a Capri e molte volte più che una vera e propria costruzione sotterranea, si possono chiamare passaggi coperti. Nel secondo hanno lo scopo di abbreviare il cammino (e renderlo più sicuro) fra le varie parti di una costruzione: pensiamo a quelli del Palatino.

b) Criptoportico o meglio magazzini sotterranei destinati a depositi di vettovaglie (horrea) o di armi.

c) Portico circondante una piazza monumentale, avente al centro un edificio sacro o pubblico.

Un giovane studioso, il Faccioli, ha di recente studiato l'ultimo tipo, dimostrando che gli esempi cospicui che di esso ci siano rimasti sono precisamente i complessi di Arles e di Aosta che rappresentano il punto di partenza o se si vuole intermedio tra i più semplici criptoportici a una sola galleria caratteristica di tante ville del mondo romano e la realizzazione più ricca e complessa di Bavai. Si potrebbe aggiungere l'esempio di Badia Grottaferrata.

Ora mi sembra doversi escludere che ad essi appartenga il criptoportico di Vicenza sia perché spostato rispetto a quella piazza dei Signori in cui si pensa potersi identificare il Foro del Municipium romano, sia per le sue dimensioni di tanto minori e soprattutto per la semplicità e la modestia del suo ingresso.

D'altra parte l'accuratezza della costruzione che rileva dalla finezza degli intonaci e della cornice, dal tipo del primo e del secondo pavimento, portano ad escludere che si tratti di un vero e proprio magazzino di merci: esso faceva piuttosto parte di un edificio signorile affacciato sulla ridente valle del Retrone. È perciò del primo tipo, cioè del criptoportico costruito per uso privato, di cui si trovano cospicui esempi non tanto nell'Italia settentrionale, quanto a Roma e a Pompei: il Faccioli cita gli esempi della Villa di Diomede e della Casa del criptoportico a Pompei. Entrambi questi edifici sono del I secolo d. C.

criptoportico romano


La forma è indicata chiaramente dall'allegato rilievo: è a forma di u (bracci laterali: lunghezza m 27,2, larghezza m 3,40, braccio intermedio: lunghezza m 29); tanto a destra come a sinistra, nel punto di inserzione del braccio centrale con i due normali ad esso, vi sono due ambienti di m 3,80 per m 4 comunicanti con il criptoportico stesso attraverso una porta di cui sono perfettamente conservati tanto l'architrave e la soglia come gli stipiti con i fori per l'inserzione del serramento.

Mentre l'ambiente a destra non ha altre uscite, quello a sinistra comunica con un'altra stanza trapezoidale e con una specie di corridoio in pendenza: in entrambi confluivano le acque di scarico che andavano a congiungersi al canale romano che attraversa il giardino del Palazzo Vescovile.

Le pareti sono rivestite di un finissimo intonaco a marmorino, quelle sul lato esterno sono senza aperture di sorta, in quelle sul lato interno si apre una serie di finestrine a strombo alla distanza di m 1,50 una dall'altra. Tra finestra e finestra, esattamente all'imposta della volta, corre una bella fine cornice in stucco e al di sotto una riga rossa larga cm 4-5. La pavimentazione manca quasi ovunque. Tuttavia in vari punti se ne sono trovati tre tipi diversi (sinora a piccoli frammenti) e a livelli pure lievemente diversi, partendo sempre dal punto centrale della volta.

1) a m 2,75 mosaico a cubetti esagoni in cotto, aventi nel centro una tessera in marmo bianco (mm 50x40);

2) a m 2,70 mosaico a minute tessere bianche (di mm 12x12) senza traccia di ornati. Altro a minute tessere nere;

3) a m 2,30 pavimento a grossi quadri in cotto (mm 40x49).

Non si sono trovate tracce di ingresso se non sul lato settentrionale; esso è costituito da due rampe di una scaletta larga m 1 con apertura a volta e intonacata di un bel rosso vivo. L'ingresso viene a sboccare all'incirca nel centro del palazzo Proti.

Il criptoportico si estende sotto il palazzetto Proti e sotto l'edificio della nuova Canonica sul lato meridionale della piazza del Duomo. L'intradosso della copertura a volta è a m 3,10-2,80 al di sotto del piano attuale ed è in conglomerato dello spessore di un metro, la sua altezza è di m 2,85 nel punto più alto, di m 2 sempre dal nuovo pavimento attuale all'imposta.


fonte Centro Turistico Giovanile