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Dal 2012 cambia la macchina amministrativa dei piccoli comuni

La Fondazione CUOA ha sondato gli umori dei dipendenti pubblici di 500 Enti veneti

Dal 2012 cambia la macchina amministrativa dei pic

Cambia la macchina amministrativa dei piccoli Comuni, una svolta epocale, che si realizzerà a partire da gennaio 2012 e che l’area PA della Fondazione CUOA ha analizzato, elaborando un’indagine su come sono percepite dagli Enti Locali le modifiche. 313 Comuni veneti su 581 hanno meno di 5.000 abitanti. Dal prossimo anno tutte le Amministrazioni al di sotto di questa soglia saranno obbligate, in virtù del D.L. 138/2011, alla gestione associata delle funzioni fondamentali, se sono tra i 1.000 e i 5.000 abitanti, mentre dovranno gestire insieme tutti i servizi se non raggiungono i 1.000. In sostanza rimarrà inalterato il nome del Comune, ma le strutture amministrative saranno in buona misura condivise: dalla gestione economica ai servizi fiscali, dall’anagrafe alla polizia locale, dalla viabilità all’istruzione. Una scelta già compiuta negli ultimi anni da 28 Unioni di Comuni (che coinvolgono 96 Enti Locali) e da 213 Comuni, che hanno firmato convenzioni per la gestione congiunta dei servizi, obbligatoria per Legge dal 2012.

Si tratta di una rivoluzione per un Paese come l’Italia, caratterizzato dalla presenza di piccoli e piccolissimi Comuni, tendenzialmente molto gelosi della loro indipendenza. Per questo motivo, il settore Pubblica Amministrazione della Fondazione CUOA ha promosso un sondaggio, intervistando online circa 500 dipendenti pubblici di Enti Locali veneti, al fine di comprendere quali novità porterà questo riassetto della macchina amministrativa.

Ne è emerso un quadro chiaro, che segnala un’accoglienza positiva nei confronti della direzione intrapresa dallo Stato centrale. Secondo il 38% degli intervistati la gestione congiunta porterà ad un miglioramento dei servizi percepibile dai cittadini, mentre una cifra simile (34%) è raggiunta da chi ritiene che porterà una riduzione dei costi pro-capite dei servizi.
“Come dire che la gestione comune dei servizi porta ad un miglioramento della qualità e ad una riduzione dei costi, ma che c’è un effetto importante dello ‘stare insieme’ rappresentato dalla possibilità di attivare nuovi servizi”, afferma Pietro Luigi Giacomon, responsabile dell’area Pubbliche Amministrazioni del CUOA, commentando le opinioni espresse dai dipendenti pubblici intervistati.

Questa lettura positiva delle novità normative da parte dei dipendenti pubblici è un unicum a livello nazionale. In molte indagini realizzate in altre Regioni o a livello nazionale, uno degli elementi di difficoltà è costituito dalla resistenza al cambiamento da parte del personale e dalla difficoltà a ridurre il numero dei responsabili degli uffici.
“La crisi di risorse economiche ed umane negli Enti Locali porta i dipendenti pubblici a rendersi conto che l’attenzione a qualità e costo dei servizi da parte dei cittadini significa che ‘piccolo non è più bello’ - afferma Giacomon - Inoltre, anche in presenza di resistenze al cambiamento, gli amministratori ed il management pubblico devono agire. Per questo è positivo che i piccoli Comuni puntino sulla gestione associata di funzioni e servizi”.

Altri elementi, che emergono dalle opinioni dei rispondenti al sondaggio sembrano confermarlo. Per il 44% darà la possibilità ai dipendenti pubblici di uniformare gli standard procedurali, per il 28% di sviluppare e valorizzare il personale, per il 13% di fornire un servizio più ampio.
Da sottolineare, inoltre, che per il 71% la gestione integrata consentirà di superare il campanilismo e di costruire identità territoriali allargate.
Mentre gli ostacoli al completamento del processo potrebbero arrivare da “motivazioni politiche” (52%), come ad esempio il timore di perdere visibilità politica verso i cittadini-elettori, timore di perdita di ruolo da parte di assessori e consiglieri comunali, timore dei piccoli Comuni di essere egemonizzati da un Comune più grande, timore del Comune capofila di doversi accollare oneri per conto dei piccoli Comuni, “culturali” (23%), ad esempio campanilismo e individualismo amministrativo, o “organizzative” (19%).

“È opportuno parlare di un vero e proprio riordino territoriale e non tanto di una gestione associata imposta dalla Legge - conclude Giacomon - Meglio realizzare la gestione tramite una Unione di Comuni, da costituire con una precisa visione strategica condivisa tra gli Enti. Sono gli elementi di semplificazione e di coinvolgimento delle risorse umane, che potranno convincere tutti, cittadini, amministratori e dipendenti, dei vantaggi che la gestione comune dei servizi porterà”.

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