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Grappa and spirits

Quando un prodotto si immedesima con il luogo di produzione al punto da prendeme il nome - Grappa, la montagna di Bassano; grappa il suo distillato - significa che, senza nulla togliere ai concorrenti, lì si è giunti al capolinea della qualità.

Logica vorrebbe che a una gamma di vini di carattere si affianchi - buone le uve, buone le vinacoe - una produzione di distillati di pari qualità. Se così fosse, Bassano avrebbe peccato per eccesso di zelo. Quando un prodotto si immedesima con il luogo di produzione al punto da prendeme il nome - Grappa, la montagna di Bassano; grappa il suo distillato - significa che, senza nulla togliere ai concorrenti, li si è giunti al capolinea della qualità.

Gli Alpini del Ponte Vecchio possono aver influenzato il giudizio di qualcuno, ma il primato poggia su una solidissima tradizione che è interessante conoscere bussando alla porta di chi ha contribuito a crearla. Nelle giornate di «Distillerie aperte», che cade in ottobre, lo si può fare senza particolari preamboli: le aziende coinvolte in tutta la provincia sono una decina e sono la rappresentazione, palpitante di vapori, di una produzione che spazia dalla grappa più classica alla raffinata monovitigno, per non dire delle invenzioni dei grandi artigiani come la «tagliatella» di Bortolo Nardini, gagliardo miscuglio che i locali apprezzano come aperitivo.

Parallelamente al filone della tradizione bassanese è andato crescendo anche il gusto per altri distillati: alcuni sono altrettanto radicati nel Vicentino, come il Kranebet dell'altopiano di Asiago; altri spaziano più lontano, come il rosolio di Carlotto, che ha ascendenze mitteleuropee; altri ancora, come i distillati di frutta, sono figli dei tempi e, immemori degli anni delle osterie, vanno a nozze con il vetro di Murano.