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L'Oratorio del Gonfalone
Percorso meditato

L’oratorio, posto in un angolo della piazza del duomo, è costituito di un’unica aula rettangolare. Oggi si presenta molto diverso da come era prima dei bombardamenti della seconda guerra mondiale. In particolare è andato per-duto il soffitto "alla ducale"; quello odierno è costituito di travature lignee. L’oratorio conteneva un ciclo di tele relativo alla glorificazione della Vergine realizzato sotto la direzione di Alessandro Maganza e a cui collaborarono il figlio Giambattista, Andrea Vicentino, Palma il Giovane e Porfirio Moretti. Il complesso pittorico era una notevole testimonianza della cultura figurativa tardomanieristica nel Veneto che seguendo i dettami della Controriforma esaltava la spiritualità ascetica. Del primo edificio rimangono le partizioni architettoniche, i frammenti degli stucchi e soprattutto l'altare maggiore.

L'Oratorio del Gonfalone
    Iniziando la visita dalla destra rispetto all'ingresso s'incontrano:
  • Parete destra: la prima tela è uno dei due dipinti (l'altro è di fronte) di Giovanni Battista Zelotti (1526-1578), commissionati dai fratelli Porto, per adornare i propri altari siti nel duomo. Rappresenta La pesca miracolosa, del 1562 circa, ideata per l'altare di San Pietro. I colori - rosa antico, verde macero, giallo oro e rosso scarlatto - sono quelli tipici dell'artista allora impegnato nelle fabbriche palladiane e sulla facciata del Monte di Pietà in Piazza dei Signori. Seguono due delle quattro tele maggiori che formano un ciclo commissionato ai Maganza nel 1617 per la cappella della Cattedrale, intitolato ai santi vicentini Leonzio e Carpoforo. Il primo dipinto rappresenta Leonzio e Carpoforo inginocchiati sul rogo con i loro carnefici colpiti da una forza misteriosa. Nel dipinto successivo, più chiaro, abbiamo Leonzio e Carpoforo condotti dal prefetto Lisia e flagellati. Sulla destra si affacciano i committenti Latina Monti e Orazio Porto: appare in quest'opera una doppia mano, quella di Alessandro Maganza più alta per i ritratti e quella di Vincenzo Maganza per la parte rimanente.

  • Altare: recentemente restaurato, è imponente, articolato su due livelli sia in altezza che in profondità. All'interno un gruppo scultoreo con L’Assunzione di Maria, opera compiuta dagli Albanese nel 1640 circa. La scena richiama l' Incoronazíone della Madonna, presente in Cattedrale, scolpita duecento anni prima da Antonino da Venezia.

  • Parete sinistra: sopra l'ingresso della sacrestia una tela centinata attribuita a Giovanni Battista Maganza il Giovane del 1610-15. È un'opera particolare perché compendia una serie di miracoli compiuti da un angelo, ripetuto sette volte. Viene cioè esaltata la funzione didattica che, elemento proprio di ogni opera a soggetto sacro, qui sembra essere l'aspetto prevalente. Si possono leggere: l'Arcangelo San Michele che scaccia i tre demoni mentre la Vergine e S. Anna si guardano compiaciute; i Santi Cecilia e Valeriano ispirati dall'angelo che pone loro le corone del martirio; Daniele fra i leoni, soccorso dal profeta Abacuc, guidato dall'angelo; l'angelo invocato da S. Caterina che frantuma la ruota e abbatte i carnefici; un altro angelo che incoraggia i Fanciulli nella fornace ardente; S. Antonio Abate salvato dagli sberleffi dei diavoli; infine, l'angelo con la spada sguainata che appare lungo la strada a Barlaam e alla sua mula parlante.
    Nella tela successiva riprende il ciclo sui santi vicentini: Leonzio e Carpoforo legati ad un albero, mentre dal lato opposto i carnefici tendono gli archi o raccolgono pietre. Sullo sfondo sono le sante Eufemia e Innocenza, inginocchiate in attesa del martirio. Quindi l'ultimo dipinto del ciclo: La condanna di Leonzio e Carpoforo. La bella impaginatura architettonica rivela una maggiore presenza di Alessandro Maganza.
    Infine, la seconda opera di Giovanni Battista Zelotti: La conversione di San Paolo (1562 circa), ideata per l'altare di San Paolo in Duomo. Dietro i gesti dei personaggi e il vortice del drappo si coglie un moto circolare che induce a rivolgere lo sguardo in alto.

  • La facciata è divisa da quattro pilastri corinzi che reggono un cornicione su cui poggia un timpano triangolare. Qui sono collocati due angeli sorreggono lo stemma della città, mentre sopra vi sono tre statue; quella al centro raffigura la Vergine.


    L'Oratorio del Gonfalone

  • Oratorio del Gonfalone
  • Approfondimento liturgico
  • Percorso meditato

    Itinerari Sacri per il Terzo Millennio
    fonte: Ufficio diocesano di Vicenza per i beni culturali