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Come riacquistare la cittadinanza italiana: guida aggiornata

Come riacquistare la cittadinanza italiana: guida

Riacquistare la cittadinanza italiana è un tema complesso, pieno di insidie burocratiche e normative. Nel corso del 2025 una nuova legge ha aperto spazi e tempistiche per chi in passato ha perso questa condizione, offrendo l’occasione di riacquisto cittadinanza italiana a chi soddisfa precisi requisiti. In questo articolo vedremo passo per passo la procedura, illustrando chi può accedere, quali documenti servono, quali ostacoli si possono incontrare e come farsi assistere.

Introduzione: perché parlare di riacquisto

Chi ha perso la cittadinanza italiana – magari per aver acquisito una cittadinanza straniera, per rinuncia o per motivi legati alla normativa storica – potrebbe desiderare di tornare formalmente italiano, con tutti i diritti che ne derivano. Ecco che entra in gioco il concetto di riacquistare la cittadinanza italiana. Non si tratta di “riconoscimento” come accade con i figli nati all’estero (ius sanguinis), bensì di una procedura che restituisce lo status a chi l’aveva perso.

Il parametro fondamentale è che la procedura è stata recentemente aggiornata: tra il 1° luglio 2025 e il 31 dicembre 2027 è possibile presentare la dichiarazione di riacquisto, ma solo se si rispettano requisiti specifici fissati dalla legge.

Chi può riacquistare la cittadinanza italiana

La legge attuale stabilisce requisiti precisi. Vediamo i principali:

Requisito temporale della perdita

La cittadinanza può essere riacquistata se è stata persa non oltre il 15 agosto 1992.
Se la perdita è avvenuta dopo quella data (per esempio, per naturalizzazione volontaria negli anni recenti), la nuova legge non prevede il riacquisto con questa procedura.

Essere nato in Italia o avervi risieduto almeno 2 anni consecutivi

Uno dei requisiti richiesti è che l’interessato sia nato in Italia oppure, se nato all’estero, che abbia risieduto legalmente in Italia per almeno due anni consecutivi.

Dimostrare la perdita (o rinuncia) della cittadinanza

Serve documentare il motivo per cui si è perso lo status di cittadino italiano: ad esempio, il certificato di naturalizzazione nel Paese straniero, la rinuncia esplicita, oppure altri documenti che attestino il cambiamento di status.

Altri casi: figli minori o perdite per motivi specifici

In alcuni casi, anche i minori conviventi, figli minori al momento della perdita, o soggetti che abbiano perso la cittadinanza per effetto del comportamento genitoriale, possono rientrare nei requisiti.

Documenti richiesti

La documentazione è cruciale. L’assenza di un documento o errori nella traduzione/legalizzazione possono compromettere tutta la procedura. Ecco cosa serve generalmente.

  • Atto di nascita completo (integrale), con eventuale annotazione della perdita della cittadinanza o certificato storico.
  • Certificato storico di cittadinanza (rilasciato dal Comune o autorità italiana) che attesti che in passato si era cittadini italiani.
  • Certificato di naturalizzazione straniera o documenti equivalenti che dimostrino quando si è acquisita la cittadinanza straniera, se applicabile. Deve essere legalizzato e tradotto ove richiesto.
  • Documento d’identità valido.
  • Ricevuta di pagamento del contributo consolare (250 €) per le pratiche di cittadinanza.
  • Se la dichiarazione è sottoscritta all’estero, prova dell’iscrizione successiva all’anagrafe del Comune italiano di residenza.
  • Eventuali certificati storici di residenza in Italia (per chi è nato all’estero ma ha vissuto in Italia).

Il Comune può richiedere documenti supplementari locali o variazioni, dunque è prudente contattare l’ufficio cittadinanza del Comune prescelto.

Costi e tempi

Costo: il contributo richiesto è di 250 € da versare all’Ufficio consolare o all’autorità italiana competente.

Tempi: la legge non stabilisce un termine tassativo per la conclusione della pratica, ma la verifica della continuità della residenza e la validazione dei documenti possono richiedere diversi mesi. In molti casi occorre attendere che il Comune completi l’istruttoria dopo il termine dell’anno di residenza richiesto.

Potrebbero emergere richieste di integrazioni, normative locali da seguire, verifiche dell’anagrafe estera o autenticazioni internazionali, e queste fasi sono le più lunghe.

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