
Fissata per domenica 16 gennaio, si chiama "Il tè delle cinque": un momento istituzionale di confronto creativo tra varie personalistà dell'arte, della politica e dell'economia del territorio per ripensare le modalità di tutela e gestione dei beni vincolati, «che il più delle volte sono privati, e quindi erroneamente esclusi dall'interesse generale» sottolinea Cristina Ghiselli Nardone, padrona di casa.
Non è un caso che per i "lavori" sia stata scelta la preziosa location delle cinquecentesche quattro stanze affrescate di Villa Sesso Schiavo, mirabile esempio di arte pittorica e architettonica delle Ville Venete del nostro territorio. Un luogo simbolo di ciò che, per quanto privato, reca con sè la memoria di un'identità collettica, che chiede dunque di ripensare, in tempi di vacche magre per il sostegno pubblico al patrimonio artistico, il concetto di mecenatismo in chiave contemporanea.
Al tepore dei due caminetti della loggia, dopo un'opportuna lettura guidata agli affreschi ad essi collegati (fuoco nella stanza degli elementi e giustizia nella sala delle virtù), i convitati saranno infatti chiamati a partecipare a quattro tavoli di lavoro su altrettanti concetti chiave: il mecenatismo, la tutela, la promozione e la valorizzazione culturale.
Da bene privato a bene condiviso dunque, per un modello integrato di cooperazione tra istituzioni e "proprietari di cultura" di cui la stessa Villa Sesso Schiavo si fa apripista, con il preciso obiettivo di costruire forme attive di valorizzazione del patrimonio delle Ville Venete attraversi i linguaggi del teatro, della musica, della pittura e dell'arte culinaria.
All'incontro prenderanno parte autorevoli testimoni del territorio come Roberto Ciambetti, Barbara Trento, Martino Bonotto, Nadia Qualarsa, Titino Carrara, Carlo Mangolini, Sergio De Dea, Vico Calabrà, Fabio Guerra e molti altri.