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L'originale risultato di 20 anni di ricerca fotografica di Domenico Casarotto

PAESAGGI ALL'INFRAROSSO

Copyright © 1996 Tutti i diritti riservati
by Domenico Casarotto Vicenza (Italy) - Tel. 0336/945662

Un sogno di foto rubate al tempo e alla luce con im-magini di poche, folgoranti linee essenziali. È partito da lontano.
Con un'idea fissa, un obiettivo chiaro, un'utopia ambiziosa e bellissima: cogliere nel pas-saggio il segno di un tempo fuori dal tempo, risultato di un andamento nitido, immutabile, di un'essenzialità limpida, potente, indiscutibile.
Un obiettivo importante, com-plesso, per il quale molto ha lavorato, indagato, sperimen-tato. Una ricerca durata oltre vent'anni, condotta sull'onda di un'emozione forte, potente, che lo ha fatto approdare su spiagge di lidi in qualche caso anche molto lontani: Irlanda, Asia, America, Grecia, Spagna.
Ma che alla fine lo ha riportato qui, in Italia, in un triangolo magico - come lui lo definisce - compreso in un raggio di trenta chilometri, ai confini tra Puglia e Basilicata.

Domenico Casarotto, di professione bancario, ma con un hobby molto speciale per la fotografia, che gli ha consentito di conseguire, soprattutto nel campo dell'infrarosso, risultati assolutamente originali e preziosi, da qualche tempo si sta avvicinando al suo grande sogno: l'immagine pura, tersa come un cristallo, concentrata in poche, folgoranti linee essenziali.

"Ho iniziato - spiega - fotografando tutto, come un bambino goloso che non intende rinunciare a nulla, incantato da ogni angolo, da ogni spazio, da ogni sfumatura, da ogni vibrazione più o meno sottile. Mi ci è voluto un po' per capire una cosa fondamentale: il tutto, molto spesso, sta all'interno di un punto minimo, infinitesimale, il problema sta nel cogliere questo punto, nel catturarlo e farlo tuo per un istante. Un istante che per un fotografo significa per sempre, perché‚ una volta impressa la pellicola, niente e nessuno ti potrà più portare via quell'attimo altrimenti irrimediabilmente fuggente".

Dopo vent'anni di lavoro e tanti premi ottenuti, alcune opere di Casarotto sono state recentemente (1996) esposte in mostra perma-nente all'interno del "Centro Visitantes e Interpretac-tions" di Mancha Blanca, nell'isola di Lazarote, uno dei punti di riferimento più importanti, a livello interna-zionale, per quanto riguarda l'immagine, la cultura e la tecnologia, anche e soprat-tutto in rapporto alla piena comprensione del grande Parco nazionale di Timan-faya.

"Molti dicono - spiega Ca-sarotto - che le mie foto-grafie hanno una straor-dinaria affinità con la pit-tura. Probabilmente ciò è dovuto a due elementi che caratterizzano il mio rap-porto con la realtà: una ricerca quasi esasperata del punto di vista e un rapporto con la luce ai confini dell'improbabile, se non dell'impossibile. E mi spiego: la ricerca del punto di vista coincide per me con la necessità di comprimere il più possibile le prospettive di un campo in modo da riportare all'interno di un unico fotogramma delle linee che nella realtà, a una prima indagine, sembrerebbero destinate a non incontrarsi mai. Di qui la necessità di muoversi, di cercare quella visuale che, sola, mi consente il massimo di espressività con il minor numero di elementi possibili. Se a questo si aggiunge una ricerca cromatica molto sofisticata, impegnata a fissare certe immagini in alcuni determinati momenti della giornata e non in altri, io credo si possa spiegare con sufficiente approssimazione l'effetto pittorico delle mie fotografie"".

Una fotografia dove il paesaggio e assolutamente dominante: nessuna figura umana ad interrompere le vibrazioni di un silenzio ambrato, misteriosissimo. Solo campi e stoppie riarse dal sole, alberi lontani, prati smeraldo, contrasti di luce, terre arate, frammenti di un pulviscolo luminescente, sospeso tra cielo e terra, destinato a comporre la filigrana di un itinerario rischiosissimo, talvolta impervio, talaltra dolce estenuato, morbidissimo. A seconda della luce, dell'ombra, del tempo, di un occhio che scruta, seleziona, ma alla fine si abbandona a un'emozione rapida, incandescente, in cui la fugacità dell'istante si dissolve in un lirismo vibrante, eppure stranamente limpido, quasi trasparente.

Fra qualche mese alcuni di questi lavori verranno esposti nell'ambito di una mostra organizzata e allestita nella nostra città. Tra le molte fotografie che il visitatore avrà modo di vedere, quelle scattate in Lucania, in Toscana e nel "triangolo magico" rappresentano certo uno dei momenti più suggestivi dell'attività di Casarotto. Ma su tutte, un paio d'immagini all'infrarosso colte a Santorini, l'antica Thera, "madre di tutte le Grecie", sulla quale Platone costruì il mito di Atlantide, raccontano davvero molto sulla sensibilità e qualità, anche tecnica, del giovane fotografo vicentino, che nella luce e attraverso la luce cerca l'essenza segreta di un paesaggio "tanto più luminoso e magico quanto più enigmatico e indecifrata resta la sua anima.

Pittore d'immagini, Casarotto sogna il momento della "grande coincidenza": il momento in cui ciò che l'occhio vede e intuisce sotto e dentro le linee essenziali di un orizzonte in fuga, diventerà un tutt'unico con ciò che la sua Nikon fermerà in un istante imprecisato del flusso temporale. Per intanto rimane una grande sfida, che da vent'anni in qua lo ha portato a misurarsi con un imponderabile guizzante e astutissimo, dentro il quale lui, acuminato stratega di una tela finissima e paziente, ha imbrigliato "due o tre lampi ai confini della luce e del tempo".

Di più sull'argomento non dice Casarotto, che fino a oggi non ha voluto vendere nessuna delle sue raffinatissime immagini. "Ho la sensazione - spiega - che cedendole perderei un pezzetto di me, della mia vita, del mio tempo, di ciò che sono stato in un momento preciso di questa mia complicata storia personale. E d'altro canto, ogni foto per me è un unicum irripetibile. Basti infatti pensare che per una sola stampa fine art possono essere necessari più giorni per il raggiungimento della qualità espressiva voluta. La difficoltà di esecuzione non sta tanto nella determinazione del giusto tempo di posa, o nella scelta della gradazione della carta, ma nella determinazione degli esatti valori di densità da assegnare alle diverse zone della stampa, in modo da restituire all'immagine il giusto dinamismo".

Tutto il resto se ne sta li, in quelle quaranta o cinquanta foto rubate al tempo e alla luce, in cui la storia dell'uomo e quella dell'artista sembrano fondersi l'una nell'altra in un seducente caleidoscopio di esperienze e di emozioni che, tra il biancore abbagliante delle cupole di Santorini e i colori tenui, delicati della campagna toscana, trovano un suggestivo quanto sorprendente punto di equilibrio.

Giornale di Vicenza 5 gennaio 1997
di Maurizia Veladiano




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  • Paesaggi all'infrarosso
  • Testo critico di Paolo Rizzi