

Attilio Pavin inventa lo fotografia, imprimendovi gli accostamenti, i contrasti, il ritmo, la velocità, il significato di gesti e movimenti propri del musicista jazz e plasma le sue opere assimilando i caratteri della musica jazz quali la creatività istintiva e l'improvvisazione. Il jazz stravolge i canoni all'interno anche di se stesso, unendo tratti della musica dell'Africa occidentale, forme di musica folk americana, musica europeo popolare e classico-leggero del '700-'800, facendo interagire ritmi africani con ritmiche nordiche e trasformando strumenti d'orchestra in strumenti di gruppo. Pavin stravolge la natura caratteristica prima della fotografia istantanea che si "autocrea", impone materialmente il suo sentire sul supporto fotografico e diviene tutt'uno con l'immagine che in pochi istanti si forma: esaltando le peculiarità dell'istantanea entra in essa per stravolgerla, valorizzando la rapidità e l'improvvisazione, e mettendola in un reale contatto con le sonorità jazz, che imprimono in essa uno sorta di potente, pur silenzioso musica, che continua all'infinito.
Gli originali, come gli ingrandimenti, sono istanti di vita vibrante di suoni, colori, movimento e musica: immagini musicali e musicale, contemporaneamente e indissolubilmente, dall'artista fotografo e dal musicista.
Queste opere simboleggiano la libertà, inteso come improvvisazione e unione di elementi apparentemente contrastanti e, come è caratteristico in tutta l'opera di Pavin, il fruitore non si sente imprigionato in schemi di lettura, ma è invitato ad avvicinarsi all'immagine in modo aperto e assolutamente non univoco.
Desiderio dell'autore è che il singolo dialoghi con la fotografia, la faccia propria e la trasformi in ciò che egli prova in quel determinato momento, in quella determinata situazione emotivo.

"Streetjazz" può essere letto in primo luogo come un omaggio alla musica jazz che, noto dall'unione di elementi di musica classica e del modo di suonare dei neri d'America, accompagna silenziosamente, ma prepotentemente, il visitatore, alternando le sonorità spirituali a quelle istintive e profane.
Momenti di grande coinvolgimento si avvicendano con momenti di pausa, densi di significato in quanto scandiscono un ritmo silenzioso e riflessivo che prepara il successivo di grande foga musicale nonché fisica.
Interessante è notare come Pavin, con quel potere di stravolgere tipico del jazz, riesca od alterare completamente le dinamiche: egli rende statiche immagini in movimento, che si percepisce però in modo forte in alcuni significativi dettagli, e a dare movimento ad immagini statiche.
L'intera mostra, dominata cromaticamente dai colori primari, può essere anche interpretata come un ritorno dell'uomo alle origini, al suo legame con lo natura, ai quattro elementi aria, acqua, terra e fuoco, alla costante attrazione equilibratrice degli aspetti positivi e negativi dell'energia, lo Yin e lo Yang. Si prendono in considerazione le due immagini del contrabbasso: una è dominata dai colori della terra, che ricordano l'Africa, la tribalità, le origini del jazz e contemporaneamente l'origine dell'uomo, il suo forte legame con la natura, la sua primordialità; la base del contrabbasso sembra nascere materialmente dalla terra, prendere da essa l'energia e la sua fisicità. L'altra immagine è invece dominata dall'elemento (aria, dai colori chiari, e la musica che risuona è più mentale, spirituali, il senso di leggerezza che si avverte sembra quasi innalzare in volo lo strumento stesso.
I momenti di pausa, in un insieme di grande movimento e musicalità, possono simboleggiare la vita di ciascun uomo, il creare o l'inseguire sempre, o ritmo frenetico, gli episodi della propria vita, alla ricerca di qualcosa che è sempre nuovo, in un cammino fatto di momenti di luce e momenti di oscurità che lo portano a ripiegarsi su se stesso o ad intraprendere una nuova musica da scrivere nel libro bianco della sua individuale e unica esistenza.
novembre 2003 - Paola Giaretta

Attilio Pavin nasce a Grumolo delle Abbadesse (Vicenza) il 6 dicembre del 1945. Fotografo professionista in Vicenza col 1972 con studio in contrà San Pietro 6.
Opera nel campo della ricerco artistico, del ritratto e del servizio matrimoniale.
Dal 1972 ha intrapreso una personale ricerca che risente delle più significative tendenze dell'arte contemporanea.
Nel 1987 esponendo alla Galleria Civico d'Arte Moderna di Ferrara inizio un'intensa serie di rassegne personali.
1988 Vicenza, Chiostri di Santa Corona
1988 Milano, Centro Filologico Milanese
1988 Bari, Expo Arte e Fotografia
1989 Torino, Biennale dello Fotografia
1990 Vicenza, "The Wall Berlino" chiesa di San Giacomo
1992 Milano, Galleria Il Diaframma
1993 Milano, Galleria "Arte 92"
1997 Milano , Photo Show by Sicof
1999 Arzignano, "1989-1999 “Berlino oltre il Muro"
1999 Parma, l'opera completa "il Muro di Berlino" è stata acquisita dal Centro Studi Archivio e Comunicazione (CSAC) dell'Università di Parma, entrando a far parte della Collezione dell'Archivio Nazionale
2000 Quinto Vicentino, "urlando i Muri raccontano"
2003 Nicosia, gli viene assegnato il "Premio fotografico Città di Nicosia"
2003 Padova, Sottopasso della Stua "Street-jazz"
2004 Orvieto, Palazzo dei Sette "Street-jazz"
2004 Vicenza, LAMEC Basilica Palladiana "Street-jazz"
Nel 1990 pubblica il libro "The Wall Berlino", Alcune delle sue opere fanno porte della collezione del Museo Niepcephore o Niepce de Cholon sur-Saòne (Francia) e del Museo dello Fotografia Italiana di Bergamo.
ATTILIO PAVIN
contrà San Pietro, 6 - 36100 Vicenzo te/. 0444 300042 e-mail: [email protected] www.attiliopavin.it
street JAZZ - fotografie di Attilio Pavin
LAMEC basilica palladiana
Vicenza 15-23 maggio 2004 - presentazione di Paola Giaretta
orari della mostra: 10,30-13,00 - 15,00 -1 9,00 lunedì chiuso
per informazioni telefonare allo 0444- 300042 sede espositivo tel. 0444- 320493