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Avviso sottoscritto da tutti i membri del Comitato Provvisorio con l'invito ai cittadini di consegnare alla autorità i proiettili, l'artiglieria inesplosi. Secondo un testimone, durante i combattimenti del 23-24maggio "i fanciulli ne attaccavano briga tra loro per strappare la miccia alle bombe e ogni bomba era un "Viva Pio IX"".
Attorno al borgo di San Felice avvennero i combattimenti più duri: gli austriaci, nella tarda serata del 23 maggio, vinta la resistenza dei vicentini e dei volontari veneti attorno all'avamposto della Loggetta dilagarono verso le mura della città occupando parte del Campo Marzio e giungendo a distanza utile per colpire il centro della città con i proiettili d'artiglieria e le racchette, particolari congegni che lanciavano razzi incendiari.
Massimo D'Azeglio, in una lettera alla moglie datata 27 maggio 1848 così descrive il combattimento: "Avranno gittato sulla città circa tremila obici granate ecc. e non hanno ammazzato, né ferito uno solo! I nostri feriti sono stati tutti soldati, nemmeno una casa ha sofferto…".
In realtà, come abbiamo visto (Scheda 1.1.1) l'albergo dove era ricoverato il generale Antonini venne danneggiato dalle bombe ed un anonimo vicentino ricordando molti anni più tardi (Il Rinnovamento, 22 febbraio 1868) quella giornata, si soffermava sul fatto che "il bombardamento durato fino alle quattro del mattino sfracellò mezzi i tetti della città e sollevò cinquanta incendi".
Il momento più drammatico fu quando la polveriera della Rocchetta (Scheda 1.3.1) minacciò, sotto il tiro degli austriaci, di essere colpita: solo con molta fortuna si riuscì a mettere in salvo la riserva di polvere della guarnigione che, con molta leggerezza, si era lasciata in un luogo esposto all'attacco del nemico.
Scheda 1.3.2 Scheda documentale: un manifesto
INDICE:
Itinerario 1.3: La Rocchetta
La difesa della Rocchetta
Un manifesto del Comitato vicentino