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NERO SEMBIANTE

Personale d’arte di Gino Prandina

Venerdì 8 maggio, nella preziosa e suggestiva chiesetta di Santa Maria Assunta di Vigardolo in Monticello Conte Otto, si inaugurerà, alle 18.00, la personale d’arte di Gino Prandina.

NERO SEMBIANTE Venerdì 8 maggio, nella preziosa e suggestiva chiesetta di Santa Maria Assunta di Vigardolo in Monticello Conte Otto, si inaugurerà, alle 18.00, la personale d’arte di Gino Prandina.
Resterà aperta fino a domenica 17 maggio con i seguenti orari:
sabato e domenica 10-12 e 16.30-19.30; martedì e mercoledì 16.30-19.30; giovedì e venerdi 20-22; lunedì chiuso.



Il titolo si riferisce all'uso di catrami su carta intelata a cui si aggiungono materiali diversi e preziosi: dal pigmento puro, alla lamina d'oro e d'argento, dalle lacche di garanza, fino ai materiali più recenti come resine e solventi.

“Il segno è rapido, potente, circolare, cremoso. Il catrame usato in pittura rende un segno carnoso ed elastico, “quasi cartilagine vischiosa che prende forma dall’affondo nella "nerezza" dell' inconscio fino all’elevazione razionale, percorso che affiora dal buio al chiarore dell'alba, dal rosso del sole e del fuoco alla preziosa sacralità dell'oro: è un iniziale processo di dissoluzione della forma, quasi uno scioglimento in informe materia magmatica, artificio alchemico volto poi a un successivo risolvere, quasi uno sciogliere per condensare in un rinnovato comporsi, metamorfosi verso l'Essere completo, individuo assoluto, Universale.” (Marfulvia Matteazzi)

Gli interventi risultano essere un'opera che raggruma lo scuro, dove tremano inquieti equilibri modulati, quasi nebulose di sapore antropomorfico, fino a dissolvere la superficie per lasciar trasparire la luce azzurra ed eterna dei fondali.

La forma un caleidoscopio di chiaroscuri intricati e mutevoli. La narrazione, un gioco di specchi che dal profondo riflettono immagini e memorie disincarnate, che emergendo improntano la superficie di sagome nebulose.

“La pittura in catrame come spia di un inconscio vertiginoso e oscuro, dal quale tempo e spazio fuggono nella metamorfosi di un inquieto presente, dove tutto evolve e si trasforma in un procedimento a spirale dentro cui a tratti, si aprono improvvisi squarci d'azzurro.” (Maurizia Veladiano)

Ed è proprio qui, in queste fulminee aperture stellari, che il magma di un’istintività baIuginante e fiera lascia libero campo a un battito più meditato e riflesso. Il segno di Prandina, risultato di un'operazione pittorica dichiaratamente "non premeditata", nelle tessiture del dripping (filiformi colature di colore n.d.r.) lascia tuttavia trasparire una razionalità guizzante e golosa, che dal nero catrame scivola verso il chiarore di albe luminose e palpitanti, ma anche lungo sentieri incendiati da fuochi danzanti che ardono e si stemperano nella linea dorata di orizzonti filanti e lontani.

“Sembrano tracce emotive di materia e luce, sospese in un tempo denso di memorie, gremite e scosse. da colature di catrame liquido su supporti di carta intelaiata, queste opere di movimento, di vitalità che vanno emergendo riverberi o gorghi, abbandoni o ansie d'emozione inattesa.” (Marifulvia Matteazzi, dalla Prefazione)

Sembrano spinte che vengono dall'inconscio, richiami dal nero della notte, affioramenti che traspaiono lo scuro del mare, come offerta e negazione, profili incalzanti che si sfaldano, baluginano, si svincolano "nel fondo sapido/a rubare misteri/e suoni/presenze impercettibili/ombre " .

La pittura e l'azione artistica di Gino Prandina sono frutto di un lungo lavoro di studio e di ricerca sul segno, mosso dalla necessità di elaborare le cariche interiori, guidate da tempi lunghissimi di ascolto del consapevole e non, e dal gesto che capta e osa folgorazioni, clamori, sospensioni a dissolvenze aeree, ad avventure di libertà alle volte casuali o causa stessa dell'interloquire con misteri affascinanti.

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