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SISTEMI DI CONTEMPORANEO - Loggia del Capitaniato, Piazza dei Signori, Vicenza

SISTEMI DI CONTEMPORANEO è un progetto culturale dedicato all’arte contemporanea promosso e organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Vicenza che intende coinvolgere i parchi, le piazze, le vie e gli edifici della città.

Peter Senoner - Loggia del Capitaniato, Piazza dei Loggia del Capitaniato
Piazza dei Signori, Vicenza - Inaugurazione Giovedì 15 ottobre 2009


SISTEMI DI CONTEMPORANEO è un progetto culturale dedicato all’arte contemporanea promosso e organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Vicenza che intende coinvolgere i parchi, le piazze, le vie e gli edifici della città.
Nell’ambito dei SISTEMI DI CONTEMPORANEO si inserisce la programmazione di EPIDE®MIE, rassegna curata da Alberto Zanchetta che presenta il progetto TYCIUS.
Nel portico della Loggia del Capitaniato, in Piazza dei Signori, sarà collocata una scultura per un periodo di tre mesi (quattro sculture nell’arco di un anno, una per ogni stagione). Le sculture, il cui soggetto sarà esplicitamente figurativo, “guarderanno verso la Basilica” in attesa che venga riconsegnata alla città.




PETER SENONER
15 ottobre - 31 dicembre 2009

La ricerca di Peter Senoner si articola su differenti mezzi e stati di aggregazione genetica che alterano la natura umana attraverso il trapianto di protesi artificiali. La tecnologia diventa quindi un’estensione del corpo atta a ridefinire il concetto della metamorfosi e dell’ibridazione, mutamento che è inteso sia come fragilità che come instabilità dell’essere (l’ambiguità fisica-formale dell’opera è un’evidente riflessione sulle pratiche dell’odierna chirurgia, della clonazione, e sulle ricerche genetiche legate alla genesi di creature artificiali o sintetiche). Allo stesso modo, tradizione e tecnologia si mescolano contaminando le tecniche scultoree; dapprima lavorata nel legno di pino e successivamente fusa in bronzo lucidato, la scultura rende questo “proto-tipo d’esistenza” un mezzo plasmabile nonché oggetto di messa in scena. La presenza icastica dei “migranti” di Senoner – che sostano negli spazi in attesa di riprendere il loro viaggio, sorta di percorso relazionale e di transizione dall’arte alla vita – sono figure ibride, asessuate, che potrebbero appartenere alla razza dei semi-dei o di una nuova, avveniristica, mitologia. Nella Loggia del Capitaniato di Vicenza Senoner collocherà LEM, creatura con attributi amorfo-tecnici che metterà in discussione la sua identità in rapporto con il contesto storico-architettonico, ovvero con un cosmo plastico-metaforico (come usa dire lo stesso artista) in cui la fisionomia post-umana si “spazializza”, combinando la realtà fenomenica con la forza misteriosa del primordiale e l’imprevedibile effetto delle neo-scienze tecnologiche.

Peter Senoner è nato a Bolzano nel 1970, vive e lavora a Laion.

Principali esposizioni: 2009 – New Entries!, Museion di Bolzano; Labirinto::Libertà, Forte di Fortezza; 2008 – Cosmorama, Landesgalerie di Linz (Austria); Luxus, nell’ambito di “Transart 08” a Chiusa; 2007 – Mythomat, Oechsner Galerie di Norimberga (Germania); Flesh Flashes, Galleria Goethe2 di Bolzano; Positionen, RLB di Innsbruck (Austria); 2006 – Eccentrics, Ursula-Blickle-Stiftung di Kraichtal (Germania); Consens, Arge Kunst Galerie Museum di Bolzano; Staatsförderpreis, Galerie der Künstler di Monaco (Germania); 2005 - Stretch Sculpture, Kunsthaus di Merano; Kollaborationen, Kunstpavillion Innsbruck (Austria); Die Simmlung, Galerie für Aktuelle Kunst OSRAM di Monaco (Germania).


Juan Carlos Ceci -L’Appennino Ombroso 2009JUAN CARLOS CECI
15 ottobre – 22 novembre 2009


La rassegna prosegue con un ciclo di opere di Juan Carlos Ceci. Per l’occasione l’artista presenta alcuni dipinti su tela e inediti lavori su carta che, ispirandosi alla conformazione del Loggiato della Basilica, tracciano le planimetrie di grotte immaginarie.
La pittura organolettica di Juan Carlos Ceci si serve della tela come di un impluvio; in essa si raccoglie un cromatismo lacustre che fa da sfondo a cascami fisici, escoriazioni cutanee e anfrattuosità sessuali. Il paesaggio – né vegetale né minerale bensì carnale – è infestato da ciottoli e da frutti che sembrano delle pustole-cisti. Prevale in questi quadri un rosso denso, venoso, che arde come una febbre, e un verde acidulo, di muffe o acute eccitazioni vegetali, che diventa (presagio di) pervertimento: quello di una natura masticata, digerita e poi espulsa.
Nell’impossibilità di afferrare l’essenza dell’ambiente prima ancora che la sua totalità, ogni panorama sembra sfumare su se stesso, come pure sfuggire allo sguardo dello spettatore. L’artista non costruisce un paesaggio, lo decompone, lo lascia fluire, con tutti i suoi spurghi, i suoi umori, senza mai cercare di fissarlo in una forma assoluta, ma lasciandolo in preda a fremiti interiori. Quello di Ceci è un vedutismo più marcescente che decadente, rigurgito di un “romanticismo estremo” in continuo tumulto esistenziale.


Juan Carlos Ceci è nato a Saragozza (Spagna) nel 1967, vive e lavora nella Repubblica di San Marino.

Principali esposizioni personali: 2009 – Lost Way, Galleria Arte Boccanera di Trento; 2007 – Animale Domestico, Arco dell’Amoroso di Ancona.
Principali esposizioni collettive: 2009 – Degli uomini selvaggi e d’altre forasticherie, Lab 610 XL di Sovramonte; CArNEAde, Galleria Bianconi di Milano; 2008 – Per vasi comunicanti, Torretta Malatestiana di Verucchio; 2006 – Mind Games, Galleria Marconi di Cupramarittima; 2005 – Alchimie Saline, Palazzo Mediceo di San Leo.


Hubert Kostner - Grauer Star, 2008/09HUBERT KOSTNER
15 ottobre – 22 novembre 2009


La rassegna prosegue con un ciclo di sculture di Hubert Kostner che tematizzano il rapporto tra l’uomo e i territori d’alta quota, vale a dire gli acrocori presenti nelle dolomiti (luoghi d’origine dell’artista) che nella città di Vicenza sembrano voler misurarsi, seppur in modo diacronico, con le vedute agresti tipiche del vedutismo veneto.
Attraverso una visione lucida ed ironica, l’artista indaga – e denuncia – i falsi idilli dei paesaggi naturali, vagheggiando quei paradisi perduti che sono sempre più violati e violentati dal turismo di massa o dalle imprese di intrepidi scalatori. Con un attento sguardo al sociale e all’ecologia, Kostner intende rileggere il genere del “paesaggio” in chiave contemporanea, mettendo in luce l’eterna sfida che oppone l’uomo alla natura.
Cortecce d’albero e cippi di legno assumono l’aspetto di altopiani su cui si intravedono delle minuscole figure; gli elementi miniaturistici appaiono come degli elementi di disturbo, componenti intrusive all’interno di ecosistemi che proprio per questo rischiano di perdere la loro “virginale” identità floreale e faunistica. La tranquillità di scenari montuosi viene quindi interrotta dagli usi e dagli abusi degli scalatori, i quali inseguono i loro sogni di gloria e cercano di combattere le proprie paure di fronte a Madre Natura.



Hubert Kostner è nato a Bressanone nel 1971, vive e lavora a Castelrotto.

Principali esposizioni personali: 2009 – Greenhouse, Museion Atelier Haus di Bolzano; 2008 – Lost&Found, Galerie Goethe2 di Bolzano; Msuite, Galerie Prisma di Bolzano; 2006 – Grüsse aus Bozen, Galerie Goethe2 di Bolzano.
Principali esposizioni collettive: 2009 – Plenitudini, Pinacoteca di San Francesco e Galleria delle Logge di San Marino; 2008 – Allarmi, Caserma de Cristoforis di Como; 2007 – Small is Beautiful, Ursula-Blickle-Stiftung di Kraichtal (Germania); 2005 – Land(e)scaping, Galerie Agripas 12 di Gerusalemme (Israele); Palais Liechtenstein di Feldkirch (Austria); 2003 – Panorama 03, Junge Kunst Südtirol di Bolzano.


Silvia Camporesi Stato NascenteSILVIA CAMPORESI
15 ottobre - 15 novembre 2009


Desiderosa di raccontare temi senza intenti moralistici o provocatori, la poetica di Silvia Camporesi appartiene a un universo femminile dai contorni delicati ma sfuggenti. Per il progetto Billboard l’artista propone un’immagine fotografica ambientata in uno spazio asettico, privo di coordinate spaziali e temporali, in cui una figura ritratta di spalle è completamente avvolta in un mantello rosso. Poiché la silhouette della donna sembra emergere/svanire all’interno della parete (come se cercasse di trascendere la propria corporeità), la fotografia diventa l’unico mezzo in grado di stabilizzare e congelare quella particolare realtà. Nello scatto fotografico perdura tuttavia un sottile senso di indefinitezza, che l’uso calibrato e simbolico della luce e dei colori tende ad acuire ulteriormente.
In una società in cui si parla di integrazione, il concetto di multiculturalismo assume qui un significato nuovo; di fatto non è possibile sapere se si tratti di una madonna velata – il rosso è il colore della passione cristiana – o di una donna iraniana interamente nascosta dal suo burqa, se entrambe le cose o nessuna delle due. L’identità circonfusa in un alone di mistero cela infatti il desiderio di una “nascita ideale”, di un “nuovo inizio”. Di uno Stato Nascente (come suggerisce il titolo dell’opera) che trae la sua ispirazione da un passo delle Lettere di Rainer Maria Rilke: «Nasciamo per così dire, provvisoriamente da qualche parte; soltanto a poco a poco andiamo componendo in noi il luogo della nostra origine, per nascervi dopo, e ogni giorno più definitivamente».

Silvia Camporesi è nata a Forlì nel 1973, dove vive e lavora.

Principali esposizioni personali: 2009 - Le ragioni del peso, Galleria dell’Arco, Palermo; 2008 - gradozero, Galleria Marconi, Cupra Marittima; 2007 - Critica in Arte, MAR Museo d'Arte della città, Ravenna; 2006 - Terrestrial clues, Italian Institute of Culture, Pechino.
Principali esposizioni collettive: 2009 - Da Guarente all’Etna, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarente d’Alba; Videholica, Archeology Museum - Inner Yard, Varna; Crosstalk, International Videoart festival in Budapest; Focus Italy, Rereading the Image, Prague Biennale 4, Praga; 2008 - Talent prize, Museo del Corso, Roma; Spazi Evasi, Museo Michetti, Francavilla al Mare; 2007 - Suoni e visioni, Galleria d’Arte moderna, San Marino; Ora e labora, ex Convento dei Cappuccini, Modigliana (FC); Confini, Oratorio di San Sebastiano, Forlì.

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