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Scheda 2.5.2 Scheda documentale: castel Rambaldo

Castel Rambaldo, oggi villa Margherita, in un disegno di Marco Moro (Scheda 2.1.1)

Assieme agli svizzeri pagarono un alto contributo di sangue nella difesa della città berica i volontari universitari, le legioni umbre e marchigiane del colonnello Gallieno, i bersaglieri del Po del colonnello Mosti ecc. Tra i primi a cadere nella difesa di Vicenza fu il maggiore Vincenzo Gentiloni di Filottrano (Ancona) che comandava il 2° battaglione della III legione Gallieno.

Distaccato a villa Margherita con parte dei suoi uomini si trovò a sostenere, senza possibilità d'aiuto, l'attacco delle truppe del generale Culoz: mentre si esponeva per regolare il tiro dei suoi uomini cadeva colpito alla testa da un proietto di racchetta. Per sorprendere le difese italiane il generale Culoz aveva dovuto superare non poche difficoltà per portare le sue truppe a ridosso delle difese esterne della città "in alcuni luoghi i soldati dovettero arrampicarsi sui cigli che lambiscono questa via stretta e sostenere con funi i cannoni le cui ruote, dal lato del precipizio erano in aria e senza punto di appoggio qua e là qualche resto di armi spezzate nella caduta dei soldati, cavalli morti e frammenti di un carro da munizioni".

Riesce difficile comprendere le motivazioni per cui il generale Durando non provvide a far difendere villa Margherita con maggior decisione: è da ritenere che egli non pensasse possibile un attacco in forze dalla parte di Arcugnano dove la pessima strada sembrava impraticabile a cannoni, traini e cassoni d'artiglieria. Ai primi di giugno un Ufficiale svizzero, in una lettera ai familiari, così descriveva villa Margherita "giace in mezzo ad un bosco di pini ed abeti da fare il decoro di una villa Borghese o Doria; l'erba vi è bella e folta come in un parco inglese, dappertutto gruppi di ortensie, di rose, rovine artefatte, laghetti e ponti. Nell'interno della casa trovai cembali, collezioni di incisioni di rame, gallerie di statue e copie dei capolavori di Roma e Firenze, i pavimenti a mosaico dei marmi più ricercati". Pochi giorni più tardi, la sera del 10 giugno, Georges de Pimodan così la descriveva "accesi la mia candela ed entrai nella cantina: il terreno stemperato dal vino, formava una melma liquida: una lunga cassa di legno duro era stata tolta con leve da una fossa. Salii al primo piano: le mobiglie di legno di rosa, coperte da marmi preziosi erano rovesciate sui tappeti, fra resti di specchi e di candelabri spezzati. Passai in un'altra parte camminando fra un ammesso di biancheria, di robe di seta e di merletti fino al ginocchio; le casse d'argenteria ingombravano i corridoi: i ritratti di famiglia erano stati stracciati a colpi di baionetta. Nella gran sala del pian terreno un cadavere era appoggiato al muro… " .

INDICE:
Itinerario 2.5: Villa Margherita
Una mappa dei colli
Castel Rambaldo