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Feltrin: "Un nuovo modello di sviluppo per il Veneto"

Lo studioso ospite alla Scuola di Politica ed Economia di Confartigianato Vicenza

Feltrin: "Un nuovo modello di sviluppo per il Vene

«Ogni crisi ha segnato una frattura, una svolta i cui cambiamenti sono stati poi metabolizzati. Oggi, invece, c’è la tendenza a guardare più a chi sta scontando il peggio piuttosto che a chi ha già reagito alla crisi, ovvero più al passato che al futuro. Un atteggiamento che non aiuta certo a superare la contingenza negativa». Ne è convinto il politologo Paolo Feltrin, docente di Scienza dell’Amministrazione all’Università di Trieste, che è stato ospite dell’ultima lezione annuale della Scuola di Politica ed Economia di Confartigianato Vicenza. Introdotto dal Presidente Giuseppe Sbalchiero e dal Direttore Generale Pietro De Lotto, il professor Feltrin ha affrontato il tema “Veneto, una regione in trasformazione. Dopo la grande crescita il nuovo balzo?” sviluppandolo attraverso un’analisi storica ed economica del cammino compiuto dalla regione dal boom degli anni Sessanta fino all’attuale crisi. Esprimendo una certezza: il modello che ha consentito lo sviluppo fino agli anni Novanta oggi non è più ripetibile.

Secondo lo studioso, sono tre i nodi che attualmente il Veneto - quindi anche il Vicentino - deve risolvere se vuole ripartire: le infrastrutture, le aree destinate agli insediamenti, l’occupazione nel segno della produttività.
«Il Veneto sconta una rete di infrastrutture carente e superata. La Pedemontana, la Valdastico Sud-Nord, l’Alta Velocità ferroviaria, sono temi che accendono gli animi e le discussioni ma sui quali la classe dirigente deve esprimersi con urgenza e in modo chiaro assumendosi le proprie responsabilità, pena la perdita di competitività e di occasioni di crescita: è passato il tempo delle decisioni volte ad accontentare questo o quel comune, questa o quella parte di cittadini. Certo, alcune scelte sono impopolari, e quindi difficili da prendere per la politica, ma vanno fatte», ha spiegato Feltrin.

Il docente è quindi passato ad analizzare lo sviluppo urbanistico e demografico di questi ultimi decenni, che non a caso è stato definito “a marmellata”, con concentrazioni di popolazione nella cintura dei centri urbani ed edificazioni spesso non razionali. «Anche qui bisogna scegliere che fare: perché non coordinare gli insediamenti in determinate aree, cosa che, tra l’altro, potrebbe permettere una migliore programmazione anche delle infrastrutture?».
Feltrin poi non ha trascurato di ricordare quanto sia importante anche pensare alla gestione dei rifiuti e dell’energia, ri-considerando impianti quali gli inceneritori, i rigassificatori, le centrali elettriche, sempre in un’ottica di programmazione, e quindi di miglior gestione anche del territorio, piuttosto che di improvvisazione o di convenienza ai fini del consenso.

Quanto all’occupazione, secondo Feltrin «la crescita basata su un costo del lavoro relativamente basso non è più sostenibile, data anche la forte concorrenza internazionale. Meglio recuperare in produttività, magari studiando nuovi modelli di efficienza e organizzazione aziendale».
E le nuove generazioni? «Il mio invito ai giovani è di andare all’estero per fare esperienze e per acquisire le lingue, perché ciò li aiuterà ad allenarsi alle continue novità che il mondo presenterà loro, senza dimenticare che anche il futuro delle aziende, comprese le piccole e medie, è l’internazionalizzazione».

Con quella di Feltrin, sono terminate le lezioni del ciclo annuale della Scuola di Politica ed Economia dedicata agli imprenditori della Confartigianato, e sono già aperte le iscrizioni per la prossima edizione.


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