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VICENZA PER TRE GIORNI CAPITALE MONDIALE PER UNA COMUNITA' CHE BALLA

L'evento, promosso dalla Scuola di Biodanza Centro Gaja Vicenza ha riunito oltre trecento persone da tutto il mondo e quasi cento persone con disabilità e disagio psichico

VICENZA PER TRE GIORNI CAPITALE MONDIALE PER UNA C Un bilancio entusiasmante, superiore ad ogni aspettativa per la chiusura del Primo Forum Internazionale di Biodanza Sociale e Clinica: tre giorni intensi, pulsanti di progetti e di scambio di sapere con una convocazione mondiale e il denominatore comune che il movimento è salute e che "la felicità è un valore sociale". Tra un ricordo commosso all'ideatore di Biodanza, l'antropologo e psicologo cileno Rolando Toro (scomparso lo scorso 16 febbraio), lo spazio bimbi guidati da Las Diouf, Pierangelo Colombi e Maria Gabriella Donnini (Ludoteca Biocentrica) e un entusiasmo rinnovato nella comune progettualità che il corpo e la corporeità rappresentano un valore aggiunto nella terapia e nei progetti per riscattare stili di vita sani ed ecologici, il Forum si è concluso addirittura già con la promessa di un arrivederci al 2011 per la Seconda Edizione. Lusinghieri anche i numeri dell' iniziativa, promossa dalla Scuola di Biodanza di Vicenza Centro Gaja: oltre trecento i partecipanti da più di venti nazioni, oltre 40 interventi teorici e pratici di operatori da tutto il mondo, quasi cento i partecipanti con disabilità e disagio psichico che hanno potuto prendere parte all'evento grazie alla lungimiranza di tante realtà cliniche che operano a favore del disagio e che già hanno attivato al proprio interno percorsi di mediazione corporea per la riabilitazione esistenziale dei propri utenti. Un grande credito che arriva anche dai prestigiosi patrocini attribuiti, dalla Regione Veneto e dalla Provincia, nonchè dall'Associazione Biodanza Italia e che ha coronato oltre 15 anni di lavoro e di progetti di Biodanza sociale e clinica della Scuola di Biodanza di Vicenza; "Non avremmo potuto realizzare questo Forum - racconta Giovanna Benatti (direttore della Scuola di Vicenza) che insieme con Andrea Spolaor (psicologo e psicoterapeuta, fin dagli esordi supervisore dei progetti di Biodanza clinica del Centro Gaja) ha diretto l'evento - senza la generosa partecipazione di docenti ed operatori di grandissimo spessore umano e professionale: la loro partecipazione ci ha permesso di comporre un mosaico di stimoli ed un'offerta formativa non comune che ha radunato moltissime competenze, molti linguaggi terapeutici differenti ma affini nella costruzione comune di una rete professionale che utilizza la corporeità nei progetti per la salute". "E' definitivamente passato il tempo - aggiunge Andrea Spolaor - nel quale le discipline a mediazione corporea venivano considerate "alternative": il presente e il futuro per strutturare qualità di vita e di salute sia nel singolo individuo che a livello comunitario ci richiede sinergia tra piani di intervento. Medici, psichiatri, operatori della mediazione corporea ed educatori uniti nella finalità di rinforzare il benessere e la salute. I tantissimi partecipanti infatti, coccolati anche dalla bellezza del luogo (Il Vergilius Spa Resort a Creazzo) hanno potuto godere della stimolante compresenza di 4 sale in contemporanea per un'offerta multipla: tra i numerosi interventi, apprezzatissima la prof. Roberta Rosa, dell'Università di Napoli (il valore della mediazione corporea nella progettazione per la salute) che ha illustrato anche i numerosi progetti in SudItalia che utilizzano la mediazione corporea (Alzheimer, autismo, disabilità), i vicentini Lucia Chemello, psicoanalista e coreografa (il metodo "Armonia Corporea") e Roberto Ellero (disabilità e accesso al web). Dalla Spagna Clelia Pereira e Claudia Gatto hanno presentato il progetto di Biodanza per persone colpite da fibromialgia e Pilar De La Cueva (ginecologa incaricata dal Ministero per la Salute spagnolo) ha parlato dell'importanza del contatto nella gestazione e nel parto; dalla Colombia Myriam sofia Lopez ha raccontato l'applicazione di Biodanza nei progetti di recupero in persone torturate e Maria Helena Garcia dei progetti di Biodanza clinica con persone schizofreniche. Dall'Italia, le pedagogiste Cesira Ielasi e Isabella Casadio hanno affrontato il tema della "sindrome del burn out" negli operatori sociali e di come questa possa essere trattata con il movimento, mentre Andrea Spolaor ha parlato di "genogramma", ovvero del riconoscimento della propria storia familiare nella terapia e della sua espressione nel movimento. Dall'Argentina Maite Bernardelle ha offerto una sintesi sel suo metodo di Masaje vivencial nel trattamento della salute e il coordinatore della Scuola ci Vicenza, Lucia Presentini, ha radunato una folla entusiasta per una sessione pratica di Biodanza clinica. L'accento sul valore che "un corpo che respira, ha spazio, autostima, sta bene non è un elemento individuale, ma un valore comunitario" è stato più volte sottolineato da Livio Dalla Verde, psichiatra e sostenitore dei primi gruppo di Biodanza clinica nel Vicentino olrew dieci anni fa, che ha raccontato la storia di come progressivamente la psichiatria ha imparato a conoscere la Biodanza e a riconoscerne il valore pedagogico; da Eugenio Pintore che ha parlato di "diritto sociale alla felicità" e dal consigliere provinciale Matteo Quero che ha raccontato la storia sociale dell'abbraccio e di come questo gesto archetipico umano rappresenti un vero e proprio detonatore di pace. "Il sogno principale di questo Forum - ha spiegato in conclusione Giovanna Benatti - non era fare una carrellata di tecniche fruibili a livello personale e privato, ma sottolineare e amplificare la spendibilità sociale della Biodanza nella costruzione di una comunità pacifica, che si relaziona con se stessa e con l'altro, che non teme la diversità, che ha autostima e spazio creativo per esprimerla. Questo potenziale risiede nella corporeità, il corpo possiede una risorsa di pace e di risoluzione dei conflitti ed è per questo che Biodanza è tanto efficace sia per le persone con disabilità e disagio quanto per le persone sane, per amplificare la risorsa di slancio e la connessione con la vita che sono fondamentali nella salute. Perchè come dicono gli aborigeni "chi danza conosce ciò che accade".

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